Intervista al comico e attore romano Maurizio Battista, in scena ieri sera allo stadio di Nettuno
di Roberta Sciamanna
“Li vuoi due bruscolini? Sò boni”. Niente strette di mano, nessuna distanza. Ci presentiamo così, con una mano sgranocchia e intanto ti bacia sulla guancia, come ci si conoscesse da sempre. Maurizio Battista è un concentrato di spontaneità, un artista cordiale e autentico. Dalla naturalezza con cui approccia nasce gran parte della sua vena geniale. Saliamo sul palco, per l’intervista, mentre fa le prove per lo spettacolo che andrà in scena alle ventuno. Al diavolo la security, i pass, le trafile. “A Nettuno e Anzio vengo sempre con piacere – comincia – Qui allo stadio un po’ meno perché non è a portata umana, preferisco ambienti più intimi, con 1500 persone, dove avere un rapporto diretto con il pubblico. Per me è fondamentale”. E non sbaglia. Lo stadio del baseball di Nettuno non perdona, lo spettacolo è un successo, come sempre, ma l’acustica è la peggiore di sempre. “Qui a Nettuno torno bambino – racconta – anche perché la capoccia è quella che è, non devo fare grossi sforzi…”. La memoria però è di ferro. “La prima volta che ho messo piede qui era luglio del 1957, avevo solo un mese. Da allora sono venuto ad Anzio e Nettuno sempre, tutte le estati per circa 25 anni. Poi mio nonno ha avuto la brillante idea di comprare una casa a Nuova California, a Tor San Lorenzo, e ha rovinato la vacanza a tutti. Un conto era venire qui, che era molto bello, un conto a Tor San Lorenzo, dove a quei tempi non c’era niente. Adesso c’è troppo, e anche così non va bene”.
Ad Anzio e Nettuno i ricordi più belli. “Bellissimi, direi. Ai tempi la Pontina non c’era, si faceva la Nettunense, mi ricordo le curve, a Cecchina, chi vomitava, chi si sentiva male, che te lo dico a fare. Però ero felice, e non lo sapevo. Era viva tutta la mia famiglia, eravamo ragazzini e pensavamo che da grandi saremmo stati meglio, invece non era vero. Sono legato a Nettuno anche per questo. Qui sono cresciuto. Appena posso torno sempre da queste parti, soprattutto d’estate ci vengo spesso anche solo a cena. Se dovessi comprare una casa al mare, la prenderei sicuramente qui, dove ho trascorso gli anni migliori della mia infanzia”. I ricordi, le giornate in spiaggia, a catturare i granchi sugli scogli. Poi il borgo a Nettuno, le pizzette di Anzio. “La cosa che preferisco a Nettuno è il borghetto, ad Anzio le pizzette – scherza durante tutta l’intervista – chi se le scorda. Poi conosco Alessio, il sindaco, un ragazzo in gamba, che lavora bene. Amo tornare qui”.
Ieri al Borghese, oggi a Riccione, il 26 conclude il tour a Pescara, e a settembre presenterà Striscia La Notizia, con l’amico Pieraccioni. Gli impegni non mancano. “Ho l’età per fare quello che mi piace. Me lo sono guadagnato, adesso posso scegliere, e anche se non amo particolarmente la tv, Striscia mi piace, è nel mio taglio. A metà gennaio uscirà il mio film “Uno, anzi due”, e per il resto ringraziamo Dio, si lavora”. A Nettuno viene anche premiato, per l’impegno contro la violenza sulle donne. A fine spettacolo gli viene consegnato il Premio “Artista e Spettacolo 2014” del Photofestival Attraverso le pieghe del tempo. “Ho sostenuto fortemente il progetto, mi sembrava il minimo. Adesso però ho pensato di farla io un’associazione per la violenza contro gli uomini – dice giocando su uno dei suoi cavalli di battaglia – Divento presidente, a difesa di tutti gli uomini che a casa vengono maltrattati psicologicamente, mica con le mani”. I bruscolini nel frattempo sono finiti, l’intervista anche. “Qualunque cosa scrivimi – mentre ci salutiamo – io rispondo sempre”.