“Bombe d’Acqua” e devastazione del territorio. Di chi sono le responsabilità?

NettunoAnzioAprilia, Pomezia. Le città sott’acqua sono le conseguenze di decenni di cementificazione selvaggia. Ora con il decreto “Sblocca Italia” ambiente a rischio

di Claudio Pelagallo

Ogni nubifragio o le più devastanti “bomba d’acqua”, morti, feriti e danni ingenti al territorio. Il Gargano, Firenze, Roma, Genova. Ma anche i comuni di Nettuno, Anzio, Aprilia, Pomezia con strade che in pochi minuti si trasformano in torrenti in piena, interi quartieri sott’acqua, abitazioni ed attività danneggiate. Le prime  violente piogge autunnali hanno riproposto con forza il tema della cura dell’ambiente, di un territorio devastato dalla cementificazione di ogni spazio urbano e delle campagne, anche di fossi, scoline e fiumi, dove non si poteva costruire. Ma dove, per interessi personali, economici ed elettorali si permesso di costruire in barba ai vincoli e al buon senso. Ora in molti si meravigliano di quanto avviene, ma quanto avviene è solo il risultato dell’azione dell’uomo. Nel paese Italia, in questi anni si è costruito selvaggiamente, non si è fatta nessuna opera di manutenzione e prevenzione. E ora ci ritroviamo oltre 6.600 comuni, l’80% del totale, 6400 edifici scolastici e 550 strutture ospedaliere a rischio idrogeologico. Milioni di persone in pericolo per aver lasciato che si costruisse senza regole. Cioè esattamente quello che vuole  fare il governo Renzi con il decreto “Sblocca Italia”, che deregolamenta e promuove la cementificazione del territorio. Una  provvedimento da bocciare subito, serve al contrario un piano straordinario di manutenzione del territorio per salvare quel che resta del nostro “Bel Paese”, per evitare tragedie. La più grande opera pubblica  che porterebbe, questa si, alla creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.