di Roberta Sciamanna
Mille lire aprivano le porte del Paradiso. Tanto costava il biglietto d’ingresso nella sala da ballo più famosa di Anzio alla fine degli anni sessanta. Si chiamava “Momus” il night che all’interno delle lussuose sale del Paradiso sul Mare fece storia. Fu un’epoca d’oro quella che andò avanti fino al 1971 e caratterizzò la struttura liberty realizzata da Giuseppe Polli (nel 1919), nata per ospitare il casinò mai aperto. Quasi un secolo di storia per arrivare ad oggi, al crollo degli stucchi avvenuto pochi giorni fa nella sala degli Specchi, al lento declino dell’edificio che aveva fatto sognare. C’è chi ha lasciato un pezzo di cuore a quegli anni, alle feste, alle serate mondane, ai concerti dell’orchestra che tutte le sere si esibiva nelle grotte del seminterrato. “Ogni notte era una festa – racconta Maurizio Fontana, 82 anni, gestore del Momus dal 1965, data di apertura, al 1971, anno di chiusura – Ricordo il salone pompeiano sempre pieno di persone, si faceva a gomitate per entrare nel night”. Quando il locale aprì fu subito scandalo. Famosa la predica di Padre Vincenzo, il giorno dell’inaugurazione, che condannava l’apertura di un luogo dedito al vizio. Da allora, però, niente spogliarelli…
“Fino al 71 il Momus fu la sala da ballo più frequentata – continua Maurizio – venivano da tutte le parti per prendere parte alle nostre serate, cantanti, registi, attori famosi. Nessuno forse ricorda di quella volta che Gigi Proietti, ancora sconosciuto, si mise a cantare sulla scalinata del Paradiso. Aveva una voce bellissima, poco dopo raggiunse il successo”. Il Momus ha fatto storia, ma nessuno mai si è preoccupato di parlare di quel locale in cui – alla fine – si allenava il grande pugile Giulio Rinaldi. Ma al Momus – che era al piano terra del “Paradiso”, lato riviera Zanardelli, dove oggi c’è un magazzino del Comune, si organizzò Miss Fanciulla d’Anzio, venne ospitato Sergio Leone quando girò ‘Per un pugno di dollari’, ma anche i vari personaggi dell’epoca come Roby Ferrante, Peppino Gagliardi, Franco Latini, Roberto Costabile. In tanti sono passati per quella sala, per bere un buon wisky, ballare, stare in società. Il salone apriva tutte le sere dalle 22 alle 2, la domenica anche di pomeriggio. Nelle mille lire del biglietto d’ingresso era compresa una consumazione. Il resto, i superalcolici, si pagavano a parte.
“Il Paradiso sul Mare era della famiglia Polli, pagavamo a loro l’affitto. Ogni mese dovevamo andare a Roma, nel negozio di stoffe che avevano a via Torino. Nel ‘67 avevano deciso di venderlo per 140 milioni delle vecchie lire. Io andai da Castore Marigliani, il sindaco di allora, e riferii l’intenzione della famiglia Polli”. Il Comune si attivò e per non perdere la struttura ottenne un mutuo dal ministero della Pubblica Istruzione, vincolato però alla presenza di una scuola. E così fu.
“Cambiò il sindaco, arrivò Pasetto, e il preside dell’istituto, Pazzanese, ci disse che il Comune avrebbe dovuto fare dei lavori, se volevamo restare aperti. I soldi non c’erano – conclude l’ex direttore – e alla fine si chiuse. Tra le tante motivazioni, ci dissero anche che non si poteva stare aperti nella stessa struttura che ospitava una scuola. Nel ‘71 riconsegnai le chiavi, e il Momus è morto così. Non ci ho più rimesso piede, ci ho lasciato un pezzo di cuore. Dopo tanti anni, quando ormai lavoravo come direttore del club Campeggiatori Romani, l’azienda autonoma soggiorno e turismo mi propose di riaprirlo, ma io non ho voluto. Ormai era tutto finito”. E oggi è ancora peggio.