[Fonte http:// giovannidelgiaccio.wordpress.com/]
Mentre impazza sui social network un dibattito che spesso scade in becero razzismo, è bene che dal Comune qualcuno vada in via dell’Armellino 72 e dica alla Prefettura di Roma che lì non c’è posto per sessanta “richiedenti asilo”. Le quattro villette potranno ospitarne, pressati come sardine, meno della metà. Quindi se è vero che la decisione arriva dall’alto e che non possiamo fare altro che accettarla, ma è altrettanto doveroso far sapere a chi si affida alle cooperative che offrono mirabolanti soluzioni che se le case sono soltanto quelle non c’è possibilità di ospitare nessuno. E’ questione di sicurezza, anzitutto, quindi di condizioni igienico-sanitarie e in particolare di rispetto degli esseri umani. Di dignità. Il sindaco ha annunciato ieri in consiglio comunale l’arrivo di chi fugge dalle guerre e cerca una via d’uscita in Europa, passando dal nostro Paese che è quello geograficamente più vicino. Ha detto che non si può fare nulla ma ha chiesto al Prefetto di “avere nuclei familiari” che sono meno facinorosi di chi viene “scaricato” in una città qualsiasi in attesa di conoscere il proprio destino e non ha legami familiari. Ha ragione, però forse qualcosa può farlo: chiedere realmente quanti sono e dire che lì i 60 non c’entrano e che se arrivano ne ordina lo sgombero. Ragionare su questo, prima di dire “non li vogliamo, date le case agli italiani”, forse aiuta anche a capire a chi siamo di fronte e cosa avviene nella gestione delle emergenze, quando ci sono cooperative pronte a dare soluzioni immediate. E’ forse a chi fa affari con le emergenze stesse – assolutamente leciti, per carità – che dovremmo guardare, prima che ai presunti rischi legati alle persone che si devono ospitare.
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