Il rapporto- La mafia e il narcotraffico, ecco cosa si nasconde ad Anzio e Nettuno

Due realtà ricche di storia dove convivono, eppure, due pericolose realtà criminali. Parte così il rapporto dell’osservatorio per la legalità e sicurezza presentato stamattina a Roma, in collaborazione con la FondazioneLiberaInformazione, nel quale più di un capitolo è dedicato ad Anzio e Nettuno. “Le cittadine di Anzio e Nettuno sorgono a 60 km dalla capitale – si legge – Sono due realtà ricche di storia. Eppure in queste comunità che hanno rispettivamente una popolazione di 55.413192 per Anzio e 47.332193 per Nettuno  convivono due pericolose organizzazioni criminali accanto a consorterie locali dedite al narcotraffico internazionale: la ‘ndrangheta dei Gallace e il clan camorristico dei casalesi. Nel caso di Nettuno la criminalità organizzata è arrivata a condizionare il consiglio comunale che nel 2005 è stato sciolto per grave condizionamento da parte delle organizzazioni criminali”. E si comincia a parlare di Frank Coppola, detto “Frank tre dita”, originario di Partitico, “personaggio di spicco di Cosa Nostra era emigrato in America per fare fortuna e dall’America era stato espulso nel 1948. Nel 1952 si trasferiva a Tor San Lorenzo di Pomezia con un consistente numero di mafiosi siciliani. Questa città è una delle basi ideali per gli affari del mafioso Coppola morto e ottantatre anni, in una clinica di Aprilia alla fine dell’aprile del 1982. Considerato dalla Squadra Mobile di Roma e Palermo ispiratore di grandi traffici di stupefacenti e del salto di qualità della malavita locale è stato determinante per l’evoluzione della criminalità organizzata nelle aree di Anzio e Nettuno e non solo. Frank Coppola aveva una particolare attenzione per la politica. In Sicilia aveva dato sostegno elettorale a molti importanti personaggi della Democrazia cristiana con i quali si diceva avesse rapporti strettissimi. Una lezione che fu esportata sul litorale romano. Nel Lazio si costituì, intorno a Frank Coppola, un vero e proprio nucleo mafioso che, secondo i moduli caratteristici della mafia, stabiliva contatti con l’ambiente locale infiltrandosi, attraverso una presenza diretta o compiacenti amicizie, nell’apparato stesso della Pubblica amministrazione del comune di Pomezia. Numerose indagini della magistratura hanno accertato contatti tra esponenti apicali della pubblica amministrazione di Pomezia e il boss. Coppola svilupperà negli anni un fiorente traffico di droga, un business cui si avvicineranno anche alcuni soggetti locali come Antonio Bonomi di Anzio che negli anni divenne il figlioccio di Francesco Paolo Coppola. Bonomi, negli anni, gestirà i suoi business criminali con vari soggetti di Anzio e Nettuno cresciuti nella sua scuola criminale. Tra tutti spicca Franco D’Agapiti di cui si dirà in seguito. La colonizzazione mafiosa non si attuò quindi solamente con l’inserimento fisico di esponenti della mafia siciliana, in un contesto territoriale fino agli anni cinquanta “vergine”, ma anche attraverso una formazione criminale di soggetti locali che si dimostrano all’altezza dei maestri, imparando un metodo mafioso e una forza d’intimidazione di inquinamento della politica tipica di Cosa nostra siciliana”. Il rapporto prosegue poi  a partire dall’’inchiesta della Dda di Roma “Paquetes” del luglio del 2013. Questa inchiesta ha colpito quattro distinte organizzazioni criminali una delle quali guidata dal pregiudicato di Nettuno Franco Lasi. Il Gip, nel disporre i provvedimenti cautelari, sottolinea “la pregnanza e stabilità dei legami criminali tra l’associazione criminale capeggiata da Lasi Franco e il clan campano capeggiato dal Miele Gaetano (circostanza di rilievo ai fini della prova dell’ipotesi associativa), ma soprattutto delle capacità di Lasi nel saper diversificare,muovendosi in contesti criminali e territoriali distanti e diversi, le proprie attività delinquenziali”. Nell’inchiesta sono emersi rapporti dello stesso Lasi con esponenti della criminalità organizzata campana, siciliana, calabrese, albanese e spagnola nonché stabili rapporti con organizzazioni di narcotrafficanti operative in Colombia e Venezuela. Significative indagini coordinate dalla procura di Velletri hanno portato il Gip del medesimo Tribunale ad emettere ventuno provvedimenti coercitivi – nell’ambito delle indagini sul traffico di droga e la corruzione nel comune di Nettuno – a carico di altrettanti soggetti residenti in Nettuno e zone limitrofe. I provvedimenti, hanno interessato il pregiudicato – per reati connessi al traffico internazionale di stupefacenti – Franco D’Agapiti ed altri suoi sodali. Il Gip, Gilberto Muscolo, scrive nell’Ordinanza di Custodia Cautelare: “le numerose intercettazioni telefoniche che lasciavano trasparire chiaramente come il D’Agapiti, proprio per la forza intimidatrice che gli deriva dal suo spessore criminale [..] riusciva a condizionare l’attività politico amministrativa del comune di Nettuno”. E’ necessario ricordare che la forza d’intimidazione è uno degli elementi principali che caratterizzano le associazioni a delinquere di stampo mafioso assieme al vincolo associativo, oltre allo stato di assoggettamento e di omertà. Nel procedimento in questione tale reato non risulta contestato, tuttavia è sintomatico che il D’Agapiti, cresciuto nella scuola degli eredi del boss siciliano Francesco Paolo Coppola, – secondo quanto sostenuto dall’Autorità giudiziaria – esercitasse tale forza  d’intimidazione che è tipica delle associazioni mafiose. Anche in seguito all’indagine su D’Agapiti sarà sciolto il consiglio comunale di Nettuno per condizionamento da parte delle organizzazioni criminali. Le denunce di diverse interrogazioni parlamentari dei deputati di sinistra Carlo Leoni e Antonio Rugghia e Nicky Vendola, dell’associazione coordinamento antimafia Anzio Nettuno porteranno il prefetto di Roma Achille Serra ad insediare una commissione d’indagine che chiederà, con una relazione di 161 pagine firmata dal vice Prefetto, Silvana Riccio, e da ufficiali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e funzionari di polizia e della prefettura, lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno per  condizionamento mafioso. L’attività criminale residuale delle consorterie locali risulta essere, infine, l’usura e l’estorsione. Come attestano le denunce di “Sos Impresa” anche su questo territorio prevale una rilevante omertà da parte delle vittime di usura: pochissimi i reati denunciati a fronte della gravità e consistenza del fenomeno. Secondo il rapporto sull’andamento dei reati redatto dall’Osservatorio per la sicurezza e legalità della Regione Lazio nel 2012 risultano zero denunce per tutti gli anni dal 2006 al 2012. In controtendenza con i dati riferiti da diverse fonti giudiziarie, delle forze dell’ordine e della stampa secondo le quali invece risultano denunce e arresti per i delitti di usura dal 2007 al 2010”. Infine il capitolo “Attentati e intimidazioni” dove si scopre che “il Lazio è la quinta regione per numero di attentati prima della Calabria e la terza per numero di incendi dolosi dopo Calabria e prima della Puglia. Nel contesto di Anzio e Nettuno da anni si registrano attentati ed intimidazioni ai danni di attività commerciali ed imprenditoriali nonché nei confronti di esponenti politici. Nel 2010 state messi a segno a Nettuno 4 gravi intimidazioni: la notte del 21 gennaio del 2010 vengono sparati cinque colpi di pistola contro il portoncino blindato del un pub “The Mithicals”, il 4 giugno del 2010 viene fatta esplodere una bomba artigianale sul cancello della villa dell’ex assessore di Nettuno Gianni Cancelli, il 1 luglio del 2010 una bomba carta danneggia l’auto di un familiare del titolare del circolo Italian Poker e infine i due colpi di fucili sparati ieri contro il palazzo a Nettuno tra via Acciarella e via Flumendosa. Nel 2012 si sono verificati i seguenti fatti: il 5 marzo sono stati sparati sette colpi di pistola contro la villa del vice sindaco di Anzio Patrizio Placidi – il mese scorso è toccato all’abitazione dell’assessore Alberto Alessandroni ndr – il 23 settembre del 2012 è stato colpito da una  bomba artigianale il chiosco bar di Nettuno Tu e Jo, il 31 ottobre è andato distrutto da un grave incendio doloso lo stabilimento balneare di Nettuno Il Belvedere ascrivibile a Fernando Mancini (già vittima di una grave intimidazione) e il 31 ottobre vengono bruciate due auto vetture di proprietà di un’agente immobiliare di Anzio208. Giova sottolineare che in tutti i casi sopra citati ci si trova davanti ai cosiddetti “reati spia” ovvero delitti che “segnalano” l’attività di organizzazioni criminali. Dal 1996 al 2013 secondo quanto denunciato dall’associazione “Coordinamento antimafia Anzio Nettuno” sono state compiute 65 fra attentati, intimidazioni ed incendi dolosi tra Anzio e Nettuno ai danni di commercianti (48), esponenti politici (12) e pregiudicati o soggetti a loro vicini. Di fronte a questa serie impressionante di attentati ed intimidazioni anche a commercianti ed operatori economici non vi è stata mai alcuna reazione delle associazioni di categoria i tempi della rivolta contro i taglieggiatori degli anni ’80 sembrano essere molto lontani”.