I “dannati” del sangue infetto, il libro inchiesta di Giovanni Del Giaccio

Presentato a Latina il secondo lavoro del giornalista di Anzio, redattore del Messaggero, da lunedì scorso in libreria

Storie di dannati e condannati. Quelle che racconta Giovanni Del Giaccio in “Sangue infetto”, seconda opera del giornalista del Messaggero che dopo “Latina segreta” torna in libreria con un lavoro d’inchiesta. Un libro scioccante, per tanti aspetti. Soprattutto perché affronta una materia – la malasanità – notoriamente “scomoda” e un argomento, quello degli emoderivati, che è uno dei grandi scandali italiani. Non al punto tuttavia, da fare “notizia”, come dice il cronista di Anzio che proprio dalla curiosità di andare a fondo ha intrapreso un viaggio da nord a sud dell’Italia. Raccogliendo storie e raccontando verità. Venerdì scorso, nella sala De Pasquale del comune di Latina, la presentazione del libro edito da Giubilei Regnani, nelle librerie dal 20 aprile. Erano in molti, tra il pubblico, ad affacciarsi per la prima volta su una vicenda che ebbe inizio tra gli anni ’70 e i ’90, quando migliaia di persone vennero infettate con trasfusioni e farmaci emoderivati che hanno avuto, come conseguenza, la trasmissione dell’epatite C e dell’Hiv. Sogni infranti e vite segnate per sempre, familiari in attesa di risarcimenti milionari che chissà se arriveranno, ai quali offrire, magari, una miseria a magra consolazione. Come il caso di un uomo contagiato per sbaglio, al quale sono stati offerti dallo Stato 100.000 euro. “Una mancia per morire – ha detto Del Giaccio nella presentazione – Tutte queste vittime di trasfusioni errate non vengono risarcite. Ottenere un risarcimento è un’impresa. Bene che vada gli propongono 100mila euro. C’è chi se li prende, c’è chi invece non li vuole e va avanti nella sua battaglia, lasciando il risarcimento ai nipoti e ai familiari. Ma ho scoperto anche, lavorando al libro, che c’è gente alla quale sarebbe bastato semplicemente sentirsi dire scusa. Queste persone, chi è ancora vivo, conduce una vita infernale, di isolamento totale”.

Un libro che ha il pregio di parlare alla mente, alla ragione e al cuore del lettore, come ha detto l’avvocato Renato Mattarelli che ha ispirato il libro. “Un viaggio nello stivale, in cui l’autore parte da giornalista e torna da scrittore di storie vere, che non può non tornare cambiato, dopo aver intervistato quelle persone. Storie di autentica sofferenza, dove lo Stato italiano ha dimostrato tutta la sua latitanza nei confronti di un esercito silenzioso pur essendone il principale responsabile. Si sapeva benissimo che bisognava evitare trasfusioni con persone che avevano un livello alto di transaminasi. Sarebbe bastato evitarle”. Sul dramma della giustizia in Italia si è soffermato Giovanni Maria Righetti, presidente dell’ordine dei Medici, che ha parlato dei processi, per gran parte ancora in piedi dopo 15 anni, e dei diritti calpestati sulla pelle dei malati. “Il libro di Del Giaccio non è un commento giornalistico o un’accusa. Si tratta di una cronaca fedele che porta alla luce drammi umani quasi sempre vissuti in isolamento”. Uno scandalo che ha inizio con il boom dei farmaci emoderivati che ci fu in quegli anni, come ha precisato lo scrittore. “Ci fu un vero e proprio lancio – ha spiegato tornando alle radici del caso – si facevano scorte di queste sacche di emoderivati provenienti dalle carceri statunitensi o dalle favelas. Si conosceva eccome l’epatite e l’Aids, ma gli interessi sono più grandi e importanti dei malati. Ci sono vite sconvolte dalla malattia. Sconvolgente il caso di un signore di Milano che aveva effettuato 22 trasfusioni e nessuno la avvertì che una di queste era infetta. Lo scoprì per caso dopo cinque anni. Sapete chi era il responsabile del centro trasfusionale di Milano? Girolamo Sirchia, divenne poi ministro della Salute. Io mi auguro solo che lo Stato possa in qualche modo mitigare la sofferenza di queste persone che sono, potenzialmente, decine e decine di migliaia”.