Volge mestamente al termine l’esperienza di Luciano Bruschini. Comunque andrà a finire l’infuocato consiglio comunale che si annuncia domani, è evidente che questa maggioranza è implosa e che il sindaco potrà riuscire a tenerla compatta per un voto, magari anche da qui al 2018, ma con una situazione ormai fuori controllo.
Con la maggioranza a pezzi si sfalda il sistema di potere messo in piedi, fatto di interessi – per carità, legittimi – veti incrociati, voglia di apparire e dire l’ultima parola, immaginare chissà quali strategie. Su questa vicenda delle centrali biogas stiamo assistendo veramente a tutto e di più. Ora sembra che l’uscita delle assessore Laura Nolfi e Roberta Cafà, al termine dell’ennesima giornata convulsa, abbia nuovamente gettato nel panico i “placidiani” ritrovati. Ignoriamo ancora la mozione faticosamente messa in piedi dalla maggioranza e già, di fatto, “strappata” dalle due che propongono un ricorso al Tar – previsto dalla stessa determina regionale – però in consiglio non hanno diritto di voto. Basta questo “cinema” al quale stiamo assistendo da giorni per dire a che punto siamo arrivati, senza che la città ne tragga alcun beneficio. Anzi….
In questo quadro si fa sempre più affannosa la ricerca di un candidato sindaco. Non serve, se prima non si immagina un’idea di città. Diversa da quella proposta finora, che punti a rovesciare un modello fallito. Era pure apprezzabile “Mare, cultura e natura” che il progettista del piano regolatore Pierluigi Cervellati indicava nella sua relazione, ma si poteva e doveva immaginare che con questa classe politica sarebbe diventato “Varianti, cemento e furbizie”. Ora si aggiungono anche rifiuti da mezza provincia di Roma, se mai dovessero partire entrambi gli impianti.
Modello al quale Candido De Angelis si oppone da qualche anno, pur continuando a essere – soprattutto dopo la sua intervista al Granchio – corteggiatissimo da chi tre anni fa lo avrebbe volentieri ucciso. Politicamente, si intende. Se i compagni di viaggio, alleati di un tempo, fossero davvero quelli, sa lui stesso che sarebbe una minestra riscaldata.
Certo, un’alleanza elettorale e un candidato sindaco si trovano, magari si vince pure, ma per fare cosa? Quale città si ha in mente? Da qui dovremmo partire. Ce l’avessero Bruschini e i suoi alleati, per esempio, oggi non saremmo qui a discutere di biogas, mozioni, attacchi isterici, firme, crisi, dimissioni. Soprattutto dopo che l’assessore Placidi è andato in conferenza dei servizi a dare il via libera alla prima centrale. Era lì a titolo personale. Crediamo proprio di no.
Allora occorre immaginare una città anzitutto delle regole, certe e per tutti. Inderogabili. Una città che studia la possibilità di fare una moratoria del piano regolatore – che nei fatti ha già stabilito il mercato – e dove ci sono delle previsioni non accetta varianti. Non puoi fare l’albergo? Pazienza, lo farai più in là… Una città da riqualificare nelle costruzioni vecchie e, presto, anche nuove, magari studiando appositi incentivi per chi risparmia energia e anzi ne produce di pulita.
Dove le superfici a uso pubblico frutto del piano andrebbero almeno armonizzate, sarebbe già un passo avanti rispetto a strade dove c’è un pezzo di marciapiede, poi uno slargo, quindi due piante secche.
Dove l’unico progetto di sviluppo messo in campo grazie all’intuizione di Renzo Mastracci che lo fece inserire nel piano regionale e a quella di De Angelis che lo sostenne – quello del porto – diventa operativo come previsto, perché altrimenti muore se aspettiamo che la politica, questa classe politica, decida il presidente o cosa fare della Capo d’Anzio.
Una città che pensa ai prossimi 50-100 anni, non al mese prossimo, immagina che quel “mare, cultura e natura” siano davvero un’occasione di sviluppo. Come?
Pensando in grande, puntando sulle risorse che tutti decantiamo ma sulle quali ci perdiamo, preoccupandoci “della politica”, di “che fa Candido” o “che fa Luciano” di “quelli del Pd però…” .
Pensando a un progetto turistico culturale vero, di respiro internazionale, quindi non fatto di sagre e sagrette, mercatini o soldi a pioggia, magari all’associazione “di” questo o quell’assessore o consigliere. A un Comune che non dà lavoro con l’appalto dei rifiuti o le cooperative ma crea le condizioni perché riparta l’economia. Questo è il modello alternativo. Che dovrà essere capace di dire no quando è necessario, anche se qualche amico resterà deluso. Che dovrà fornire a chi vive ad Anzio, e sono sempre di più, intanto servizi anche solo 1.0 ma certi, dignitosi, uguali per tutti, comprensibili. E dove i cittadini – sono tanti, troppi – abituati a non pagare, anche grazie alla complicità di chi non va a riscuotere (lo dice la Corte dei Conti) dovranno cominciare a farlo.
Sfogliavo qualche giorno fa una guida turistico stradale del 1967, redatta con la collaborazione del compianto commendatore Egidio Garzia. Sono passati 50 anni ma è di un’attualità assoluta, pur in un’epoca indiscutibilmente diversa. Non si torna indietro su Anzio 2, Caracol, Zodiaco e Villettopoli che allora non c’erano, ovvio, ma abbiamo il dovere di ripartire da ciò che di buono c’è stato e c’è in questa città.
Non è questione di candidato e basta, un ragionamento del genere appartiene alla politica che domani scriverà – speriamo – una delle sue ultime pagine.
[Fonte http://giovannidelgiaccio.wordpress.com/]