Guai a scrivere. Il clima pesante in questo territorio

libertastampaChiedo scusa in anticipo all’avvocato Mario Marcellini, a scanso di equivoci. A lui e a tutti coloro dei quali scrivo e scriverò. Meglio evitare altre querele, ne ho già abbastanza. L’episodio che ci racconta Ossigeno per l’informazione (http://notiziario.ossigeno.info/2016/05/nettuno-cronista-fa-unanalisi-politica-candidato-la-diffida-69822/) – già ampiamente trattato sui social network con diverse e anche dure prese di posizione – è semplicemente l’ultimo atto di una situazione sul territorio che è sempre più pesante. E che è generalizzata in Italia, anzi già lo era come ci ricorda questo vecchio articolo di Massimo Fini. Diffidiamo e chiediamo risarcimenti, ma sì! Destra, sinistra, vecchi e nuovi politici, fa poca differenza. Anche per questo l’Italia crolla nelle classifiche sulla libertà di stampa.

Si può discutere di una definizione, è vero. Chi scrive sta alla giurisprudenza come un eschimese ai mondiali di surf, ma se c’è l’interesse pubblico, la verità, la pertinenza e via discorrendo basta – com’è stato in passato, in tante situazioni – chiarire con una telefonata o una mail se ci si sente danneggiati. Se poi la situazione non si chiarisce si passa anche oltre. E’ il succo della legge sulla diffamazione in discussione da anni e per la quale i giornalisti stanno – finora invano – cercando di evitare il “bavaglio“. Perché hanno il dovere di informare, prima del diritto di cronaca e di critica.

Lo stesso osservatorio che si occupa di giornalisti minacciati fisicamente, ma anche attraverso querele e maxi richieste di risarcimento del danno, si è spesso occupato di Anzio e Nettuno in passato. Solo andando a memoria questa vicenda della diffida si unisce all’aggressione al direttore del Granchio, Ivo Iannozzi, all’auto bruciata ad Agostino Gaeta di Controcorrente, a quella danneggiata a Cosimo Bove di Reporter news, costretto nel frattempo a cambiare lavoro, al compianto Giancarlo Testi identificato e cacciato dal Consiglio comunale di Anzio, a Elisabetta Bonanni del Clandestino pesantemente minacciata durante questa campagna elettorale di Nettuno, alle accuse di “pseudo giornalismo” e di “infame” nei confronti di chi scrive, poi chiarite tra persone civili, alle grida di Patrizio Placidi all’Astoria contro chi aveva scritto del “caro estinto“. Ancora: dalle magliette contro Il Granchio alla richiesta di 300 milioni di lire che l’avrebbe fatto chiudere, fino al più generale e dispregiativo atteggiamento nei confronti della stampa locale ovvero dei “giornaletti“. E’ un clima pesantissimo.

Il tutto al netto di burrascose telefonate che sindaci, assessori, politici di varia estrazione fanno a direttori (ed editori) nel tentativo di tacitare i giornalisti locali che nel 99,999% dei casi sono in buona fede assoluta. Senza secondi fini. Senza “padroni“, né strumentalizzazioni. Discorsi, questi, che piacciono alla politica di casa nostra che guarda sempre a “che c’è dietro” e mai a ciò che accade realmente.

Allora proviamo a rovesciare il discorso. Prendiamo un consiglio comunale, uno di quello nei quali si grida a “strumentalizzazioni” o “complotti” e ci si erge a maestri della comunicazione. Prendiamo un comunicato stampa, uno di quelli dopo i quali c’è chi ti chiama per darti la “interpretazione autentica” di quello che ha scritto. Prendiamo una conferenza, un evento – durante il quale, magari, ti chiedono di mettere “una bella foto eh….” – uno spettacolo o una mostra e togliamo i “giornaletti“. Ma sì, fuori chi non copia e incolla. Fuori chi si azzarda a utilizzare – come vuole questo mestiere – la curiosità, una visura camerale, una conoscenza in banca, una in Tribunale come ci ricordava Giampaolo Pansa. Fuori chi chiede, approfondisce, cerca dati, critica.

Fuori chi prova a fare tutto questo in una realtà di provincia – come di provincia sono sindaci, assessori, consiglieri e aspiranti tali – commettendo anche errori, a volte, sempre in buona fede. Candido De Angelis da sindaco amava ripetere che lui leggeva Sole 24 ore e Corriere della Sera, gli rispondevo che infatti era primo cittadino a Milano….

Abbiamo tanti difetti noi cronisti di provincia, è vero, ma si provasse per un attimo a farne a meno. Che visibilità avrebbero quanti, invece, la cercano in continuazione? Anzi, lo dico provocatoriamente ai colleghi: disertiamo, come facemmo per la conferenza stampa di Sergio Borrelli dopo la “cacciata” del povero Giancarlo Testi, uno degli appuntamenti elettorali o un consiglio o una conferenza stampa…

Provocazione, appunto, perché si scrive affinché i cittadini sappiano e non per altro. E perché come ci ricordava Joseph Pulitzer: ” I medici lavorano per i loro pazienti, gli architetti per i loro committenti. La stampa è l’unica a lavorare per il pubblico interesse”. Anche ad Anzio e Nettuno.

[Fonte http:// giovannidelgiaccio.wordpress.com/]