Devi passarci per capire bene. Fai questo lavoro, ogni volta che ti parlano di Acqualatina ci vai con i piedi di piombo, ti chiedi se sarà veramente come ti raccontano, fai un confronto con la fonte. E’ il tuo mestiere, devi verificare.
E non parliamo di acqua pubblica (lo è, la gestione è affidata a chi decide e qui l’ha fatto l’Ato costituito nel ’97 indicando una società mista 14 anni fa) di tariffe, assemblee, equilibri politici, distacchi. No, di guasti, ritardi, inefficienza. Devi passarci per capire, così ti rendi conto di come questo “carrozzone” che si chiama Acqualatina, ha un pronto intervento che non è tale, non sa dove passano i tubi e dove chiudere l’acqua se occorre.
Capita che nel residence dove vivi si crei una falla ed esca copiosamente acqua. Sono le 23 di un sabato di luglio, arriva l’amministratrice del condominio e comincia il valzer di chiamate. Il numero verde risponde, dici fra te e te che forse le critiche ad Acqualatina sono infondate. Passano minuti interminabili e l’acqua allaga la pineta, con il rischio di finire nella proprietà vicina al residence. Arriva intorno a mezzanotte il reperibile, pantaloncini corti e ciabatte. Si ferma, vede che la situazione è seria, chiama qualcuno e sentenzia: “Si deve intervenire“. L’acqua sgorga copiosa, ci sarà una “saracinesca“, ma servono i tecnici. Dice che arriveranno al mattino.
Siamo a oggi, alle 8, i vicini hanno l’acqua in giardino che minaccia le case, della squadra di pronto intervento neanche l’ombra. Se Atene piange, Sparta non ride: vengono contattati i vigili del fuoco, rispondono che deve chiamarli l’amministratrice che lo fa, anzi ci va di persona. Se non c’è pericolo, non intervengono. Aspettiamo che si allaghino o crollino le case? Va be’.
Al numero verde di Acqualatina rispondono che l’intervento è previsto, se non arriva di richiamare ogni ora per sollecitare. Chiamiamo chiunque: conoscenti, ufficio stampa, dipendenti della società. Le 9, le 10, le 11…. Finalmente un mezzo con il logo di Acqualatina arriva. C’è un un solo operaio, dice che è grave, ma servono altri colleghi. Stanno arrivando, siamo alle 12,30 quando fra transenne e un “bob cat” sembra che qualcosa si muova. L’acqua esce, siamo a migliaia e migliaia di litri ormai, e non si riesce a bloccare. Apprendiamo che c’è una sola squadra per tutto il territorio dell’Ato: 35 Comuni, isole comprese.
Capisci che non sanno che tubo è, da dove viene, dove passa, soprattutto dove chiudere creando meno disagi possibili. Sono le 15,30 e arrivano i rinforzi. L’acqua continua a uscire, siamo allagati noi e i vicini, i danni saranno incalcolabili.
Non so come finirà e non rimpiango l’Acquedotto di Carano, certo è che il buon Federico Della Millia – con le sue conoscenze di base – avrebbe fatto chiudere subito l’erogazione ed evitato danni ulteriori, poi si sarebbe capito come intervenire. Non rimpiango Carano, i suoi debiti, né difendo chi non paga (Anzio è una delle città con più morosi) per partito preso. Dico che una società che gestisce un servizio del genere sulle ceneri di “carrozzoni” gestiti dai politici di un tempo e con scarse conoscenze tecniche doveva essere altro.Lo sarà pure per certi versi, ma in questa occasione – e come dimostrano le tante lamentele di questi giorni nel territorio dell’Ato, soprattutto nel sud pontino – sta dando il peggio di sé.
Della Millia avrebbe saputo “a occhio“, per esperienza, dove passavano i tubi e dove si chiudeva. Qui abbiamo un presidente, l’avvocato Giuseppe Addessi, che sarà pure bravo ma è stato messo lì perché vicino a Claudio Fazzone (Forza Italia), il plenipotenziario di Fondi che finora ha fatto e disfatto sulla società. E abbiamo un amministratore delegato, l’ingegnere Raimondo Besson (area Pd) che è lì dal primo giorno, ha prima scritto la legge regionale sull’acqua insieme all’allora assessore Michele Meta, poi è stato rappresentante pubblico nella gestione dell’Ato 2 e lo è del privato nel 4, si è occupato del settore in mezza Italia ed è considerato uno dei massimi esperti del settore. Evidentemente ad Acqualatina – per quanto riguarda Anzio almeno, la città dove senza colpo ferire cedemmo gli impianti il primo giorno come a Nettuno, trovandoci il sindaco De Angelis nel consiglio d’amministrazione – non ha fatto sì in 14 anni che si conoscesse almeno dove passano i tubi e che ci sia un pronto intervento degno di tale nome. Ecco, in un posto normale i vertici di una società del genere andrebbero a casa. Qui non si muoveranno. L’acqua continua a uscire, siamo oltre le 17, e chissà per quanto altro tempo ancora sarà così.
Devi passarci per capire bene, speriamo solo che finisca tutto nel migliore dei modi.
Fonte http:// giovannidelgiaccio.wordpress.com/