Rapporto mafie nel Lazio. Anzio e Nettuno. Uno «scenario criminale complesso» 3° parte

Pubblichiamo per stralci le parti riguardanti il territorio di Anzio e Nettuno citate nel Rapporto Mafie nel Lazio 2016, a cura dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio

Anzio e Nettuno. Uno «scenario criminale complesso» 3° parte

1480330291290.jpg--mafie_nel_lazio“…In queste aree i clan delle camorre si sono misurati con la presenza di altre potenti organizzazioni criminali, come quella rappresentata dalla cosca dei Gallace, sul territorio da oltre trent’anni. I primi provvedimenti restrittivi emessi contro soggetti ascrivibili al clan Gallace, infatti, risalgono al 1983. Da allora, le indagini della magistratura, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le sentenze passate in giudicato hanno attestato, a più livelli, il coinvolgimento di questa cosca in numerose attività delinquenziali: dal sequestro di persona, alle estorsioni sino al traffico di droga. I movimenti dei Gallace, come evidenziano le inchieste condotte dalle procure di Roma, Milano e Catanzaro, si snodavano in quegli anni sull’asse Roma-Milano, sino a svolgere proprio a Nettuno, nel 1999, un verso summit di mafia, da parte di uomini di ‘ndrangheta arrivati dalla Lombardia a chiedere consiglio ed avere ordini su decisioni importanti da prendere nel Lazio. Saranno, in seguito, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Antonio Belnome, a spiegare il modo in cui la ‘ndrangheta si è organizzata in questa striscia di terra alle porte della Capitale. Belnome, capo della locale di Giussano, in provincia di Milano, organico ai vertici del clan Gallace riferisce, infatti, dell’esistenza tra Anzio e Nettuno di una locale di ‘ndrangheta. «Ad Anzio – spiega – mi incontrai con il capo locale della zona, dove là era pieno di miei cugini, dei Gallace ad Anzio e Nettuno. Io ero spessissimo lì, anche perché ricordo che gli feci recapitare 50 kg di cocaina tramite mio cugino Bruno, tramite Rocco Cristello. Quindi li smerciò nelle zone. Ricordo anche che Bruno Gallace aveva un importante smercio in quel litorale. Addirittura prima che mi arrestassero a me, passai che mi incontrai con Bruno, dove aveva bloccato 110 kg di roba nel mese di luglio del 2010 da smerciare nella zona […] tutti i fratelli Gallace gestivano un giro importante di droga. […] Al locale di Anzio e Nettuno aderivano tutti i ‘ndranghetisti che vi risiedevano». Il tribunale di Velletri, il 22 ottobre 2013, ovvero sette anni dopo le dichiarazioni del collaborare di giustizia, accerterà in sede giudicante «l’esistenza tra Anzio e Nettuno di un clan di stampo mafioso denominato clan Gallace ». La sentenza porta alla luce la faida di Guardavalle per il controllo elle attività illecite tra le famiglie Randazzo e Tedesco-Gallace, vinta da quest’ultima cosca. «Dagli elementi di prova raccolti e valorizzati dal Tribunale per affermare la qualificazione mafiosa del sodalizio – scrivono i procuratori Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino nel loro saggio “Le mafie a Roma, la mafia di Roma”- emerge con chiarezza, per un verso, il clima di intimidazione e di omertà che deriva su un territorio come quello laziale dalla presenza di una struttura organizzata come ‘ndrina distaccata, per altro verso, la consapevolezza da parte dei diversi sodali di quanto importante sia il controllo su una specifica area “di competenza”, che rappresenta al contempo il limite territoriale di azione del gruppo e un luogo “protetto”, di collegamento e di appoggio per la eventuale presenza di appartenenti alle cosche attive su altri territori». La sentenza segna un primo passaggio “storico” per le mafie nel Lazio poiché accerta, da parte di un Tribunale penale, l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta sul territorio della provincia di Roma. Nel contesto di Anzio e Nettuno, infine, tra il 2015 e il 2016 sono stati commessi diversi attentati ed intimidazioni: nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 2015 ignoti sparano diversi colpi di pistola contro la casa dell’assessore ai Lavori pubblici di Anzio Alberto Alessandroni; nella notte del 24 marzo del 2015 veniva incendiata un’autovettura a Nettuno; nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 2015 vengono sparati 5 colpi di pistola contro il centro di riabilitazione Clavari ad Anzio; nella notte del 2 settembre del 2015 viene incendiata una moto a Nettuno; nella notte tra il 16 e il 17 novembre vengono incendiate le auto di un geometra a Nettuno in via Traureut; il 26 novembre dello stesso anno brucia il magazzino del supermercato Oviesse a Nettuno; il 25 marzo del 2016 un grave incendio doloso danneggia la carrozzeria No Limits ad Anzio…..”

continua

Il dossier è un contributo che il nostro giornale vuole dare alla comprensione del fenomeno criminale nella nostra Regione e alla giusta battaglia per la legalità. Una lotta condotta ogni giorno da Magistratura e forze dell’ordine, associazioni antimafia, ma anche da tanti giornalisti coraggiosi.  cp

(il dossier avrà cadenza settimanale)

leggi la prima parte http://www.inliberuscita.it/primapagina/80778/rapporto-mafie-nel-lazio-anzio-e-nettuno-1-parte/

leggi la seconda parte http://www.inliberuscita.it/primapagina/80780/rapporto-mafie-nel-lazio-anzio-e-nettuno-uno-scenario-criminale-complesso-2/