Il ministro Minniti al parlamento: Anzio e Nettuno “forte presenza di ‘ndrangheta, camorra e mafia”

Relazione al Parlamento dal Ministro dell’Interno Minniti sull’attività delle Forze di Polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata (la parte riguardante La Provincia di Roma)

Il ministro dell'Interno Marco Minniti
Il ministro dell’Interno Marco Minniti

“La città di Roma, per l’importanza degli interessi connessi al ruolo di Capitale e l’elevata densità demografica del proprio territorio, scatena le mire espansionistiche di elementi e consorterie connessi ai principali e tradizionali gruppi di criminalità organizzata operanti in Italia, dediti prevalentemente ad attività di reinvestimento e riallocazione di capitali di provenienza illecita in proprietà immobiliari e in esercizi commerciali. L’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia rendono, poi, l’area metropolitana, un’importante aerea di snodo logistico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel diorama delinquenziale complessivo emergono le offensive di ‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra in molteplici settori economico-finanziari, quali il commercio di autoveicoli e di preziosi, il comparto ricreativo, le strutture ricettivo-alberghiere, la ristorazione, ecc.. L’intero litorale romano – da Civitavecchia a scendere verso Ostia – risulta interessato dalla presenza di appartenenti/affiliati a famiglie di criminalità organizzata: principalmente alla Camorra, ma anche alle ‘ndrine calabresi ed a Cosa Nostra, che non infrequentamente instaura rapporti di collaborazione con sodalizi delinquenziali locali. Più specificatamente, con riguardo alla ‘Ndrangheta, si segnalano proiezioni delle cosche dei “Bonavita”, dei “Fiarè-Mancuso”, degli “Alvaro” e dei “Tripodo” – che risultano aver investito nel centro storico della Capitale – ma anche taluni esponenti dei “Marando”, dediti alla gestione di proprietà immobiliari. Nella zona di Tivoli e Palestrina, alcune famiglie reggine fungono da punto di riferimento per le attività economiche di una ’ndrina di Sinopoli (RC), offrendo supporto a soggetti provenienti dalle aree di origine. Anche nei comuni di Rignano Flaminio, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Campagnano si sono stabiliti da tempo elementi collegati a formazioni criminali di origine calabrese (Africo, Melito Porto Salvo, Bruzzano Zeffirio), alcuni dei quali gravati da pregiudizi penali in materia associativa. Ad Anzio e Nettuno si evidenzia la presenza delle ‘ndrine dei “Farao-Marincola”, “Mollica-Morabito” e “Gallace-Novella” che si avvalgono della compartecipazione delle famiglie autoctone “Romagnoli” ed “Andreacchio”. Nella Capitale sono stanziati anche personaggi affiliati alle famiglie dei “Piromalli”, “Molè”, “Alvaro” ed “Arena”, nonché alle ‘ndrine dei “Bellocco” e dei “Gallico”, che reinvestono capitali illecitamente accumulati in attività commerciali. Altrettanto può dirsi per gli affiliati alle famiglie dei “Palamara”, “Pelle”, “Muto”, “Vottari”, “Romeo”, “Nirta”, “Strangio” e “Crea”, egualmente interessati ad investire nel tessuto economico-sociale della Capitale. Risultano consolidate sul territorio le presenze di alcuni esponenti delle cosche della locride e della piana di Gioia Tauro, costituenti il terminale delle attività economicofinanziarie delle ‘ndrine, attraverso il riciclaggio dei proventi derivanti dal traffico di stupefacenti nell’acquisto di bar ed attività di ristorazione nel centro storico di Roma.

Sempre nella città sono presenti affiliati alle ‘ndrine “Vrenna”, “Bonaventura”, “Corigliano”, dediti prevalentemente alle truffe ed al riciclaggio. Quanto alla Camorra, sono state documentate le mire e le offensive espansionistiche di gruppi ad essa riconducibili, nel campo del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, dell’usura, del riciclaggio, della gestione del gioco d’azzardo, del contrabbando e delle contraffazioni di merci. Al riguardo risultano attivi nel territorio, elementi affiliati e/o riconducinili ai clan “Moccia”, alle frangie “Iovine”, Guarnera, “Schiavone” dei “casalesi”, ai “Mallardo”, “Zaza”, “Contini”, “Anastasio”, “Misso”, “Sarno”, “Mazzarella”, “Giuliano”, “Senese”, “Formicola”, “Mazzarella”, “Licciardi”, “Fabbroncino”, “Belforte”, “Gallo”, “Vangone/Limelli” e Aprea-Cuccaro. Attività investigative hanno evidenziato la pervasività nell’area metropolitana della Capitale dei “Cozzolino”, “Contini”, “Abate” che condividono con le famiglie calabresi “Morabito”, “Mollica” e “Gallace” – “Novella”, interessi per la gestione del mercato della cocaina. Del pari esercitano in modo sistematico tutte quelle attività tipiche della propria terra d’origine – quali usure ed estorsioni – arrivando a imporre il “pizzo” ai delinquenti locali sui proventi dell’attività criminale. Nella zona del litorale è segnalata anche la presenza delle famiglie dei “GalloCavaliere” e dei “Giuliano” a Ladispoli e Cerveteri. Sebbene coinvolti in attività meno qualificate e remunerative rispetto a quelle che identificano i settori di azione delle propaggini tipicamente mafiose, anche tali formazioni manifestano un elevato livello di complessità e strutturazione, nonché la vocazione ad acquisire posizioni di dominio territoriale. Con riferimento a Cosa Nostra, talune famiglie della mafia siciliana hanno acquisito nel tempo, – tanto nella Capitale che sul litorale romano ricompreso tra Fiumicino ed Ostia – una consistente quota di gestione delle attività di ristorazione e degli stabilimenti balneari. Al riguardo si segnalano le famiglie mafiose “Cuntrera/Caruana”, attraverso i “Triassi”, ovvero consorziandosi coi consolidati sodalizi locali dei “Fasciani” e degli “Spada”. Seppure sotto il profilo numerico le figure legate a Cosa Nostra risultino inferiori rispetto a quelle appartenenti alla ‘Ndrangheta ed alla Camorra, da anni la mafia siciliana nel Lazio è interessata alla realizzazione di opere pubbliche, sia lungo la fascia della litoranea che nelle zone interne, con particolare riferimento a Roma ed al litorale a sud della Capitale, soprattutto nel tratto tra Fiumicino ed Anzio-Nettuno. In questo senso, sono presenti elementi delle famiglie “Privitera” e “Cursoti”, dei “Rinzivillo” e dei “Cannizzaro”, quest’ultima collegata ai catanesi “Santapaola”. Sono insediati anche referenti dei gelesi “Emmanuello”, interessati all’acquisizione di appalti, subappalti e/o rami d’azienda, ovvero alla fornitura di manodopera a basso costo. Ed ancora, nel centro urbano si rileva la gravitazione di soggetti riconducibili ai “Corallo” – inseriti in assetti di importanti società destinatarie di concessioni per il c.d. “gioco lecito” – e degli “Stassi”, contigui alla famiglia trapanese degli “Accardo”, con interessenze in numerosi esercizi di ristorazione.

A Civitavecchia è stato documentato il tentativo di infiltrazione di imprese collegate a famiglie mafiose siciliane (i menzionati “Rinzivillo-Emanuello”) negli interventi strutturali di riconversione ed ampliamento dell’area portuale. Le risultanze investigative evidenziano come la mappa criminale del capoluogo sia caratterizzata dalla presenza di gruppi delinquenziali autoctoni di tipo organizzato. In particolare, è stata accertata l’operatività di elementi residuali già appartenenti al noto sodalizio denominato “banda della Magliana”, le cui “politiche criminali” privilegiano il traffico di sostanze stupefacenti e quello di autoveicoli di provenienza illecita, il riciclaggio, le pratiche estorsive ed usuraie. Operativa, in tali ambiti criminali, risulta essere anche la famiglia “Casamonica”. Con riferimento a sodalizi delinquenziali di matrice straniera, sono attivi raggruppamenti afghani, georgiani, nigeriani, cinesi, posto che il ruolo preminente viene attribuito alle compagini albanesi e romene. Quest’ultime risultano ampiamente diffuse in numerosi quartieri della Capitale dove sono insediate molteplici colonie a struttura familiare, caratterizzate da regole interne, metodi di assoggettamento e sanzionatori dei componenti, assimilabili all’associazionismo di tipo mafioso. I principali settori di interesse della criminalità straniera afferiscono al traffico di sostanze stupefacenti, al controllo dei flussi migratori, al favoreggiamento e allo sfruttamento del meretricio. Si segnalano episodi di rapine in villa ad opera di criminali romeni, nonché di furti in abitazione, ascrivibili anche ad elementi slavi. Operando con la tecnica – altamente sofisticata denominata “key bumping” – “batterie” georgiane si dedicano alla commissione di furti in abitazioni alla ricerca di preziosi da rivendere immediatamente ad una rete di ricettatori (prevalentemente gioiellerie e “compro oro”). La criminalità romena, in costante consolidamento, è protesa nello sfruttamento della prostituzione (principalmente di connazionali), furti, rapine, riciclaggio, droga, reati informatici che afferiscono al furto e alla clonazione di strumenti di pagamento elettronico. Particolare rilievo assume il contrabbando di t.l.e., esercitato prevalentemente da cittadini dell’est europeo – specialmente romeni, polacchi e moldavi – mediante la tecnica del frazionamento dei carichi, spesso occultati su autoarticolati e furgoni destinati – attraverso il Lazio – ai mercati del sud del Paese. La criminalità nigeriana è attiva nel settore dello sfruttamento della prostituzione – gestendo il flusso migratorio proveniente dalla madrepatria e dai Paesi africani limitrofi – e in quello del traffico degli stupefacenti (talvolta con l’utilizzo di soggetti di etnia maghrebina per il commercio al minuto) anche in virtù della fitta rete di collegamenti internazionali.

Elementi di origine colombiana – e, più in generale, del sud America – si sono “specializzati” nell’importazione di cocaina proveniente direttamente dalle località di produzione attraverso consolidati collegamenti transnazionali, curati da connazionali. Tali soggetti denotano un’elevata capacità criminale e creano un reticolo logistico nella Capitale, potendo vantare rapporti con altri elementi malavitosi presenti sul territorio, per lo spaccio ed il riciclaggio dei proventi illeciti, attraverso canali compartimentati. Si mostrano attivi anche nel settore dello sfruttamento della prostituzione. La criminalità cinese rappresenta una fenomenologia dalle peculiari e atipiche caratteristiche: privilegia la strategia di “bassa visibilità”, attraverso le attività del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (interagendo con numerose altre organizzazioni criminali straniere per il trasporto ed il transito degli immigrati in vari Paesi asiatici ed europei), lo sfruttamento della manodopera (spesso in condizioni di schiavitù presso laboratori clandestini), le rapine, le estorsioni, la gestione del gioco d’azzardo, la contraffazione e la vendita di prodotti con marchio contraffatto e il riciclaggio di proventi illeciti (testimoniato dall’infiltrazione economica-commerciale diffusa ormai in vari quartieri della Capitale, tramite la nuova apertura o l’acquisto di attività di ristorazione, abbigliamento, prodotti artigianali e alimentari e lo sfruttamento della prostituzione). La delittuosità nella provincia di Roma risulta complessivamente in diminuzione, con una percentuale del -7,2%, con 258.262 delitti a fronte dei 278.255 dell’anno precedente. In diminuzione gli omicidi (-36,2%), le rapine ai rappresentanti di preziosi (- 33,3%), lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile (-83,1%), gli attentati (-59,1%). Sono in aumento, invece, gli omicidi a scopo di furti o rapine (+66,7%), i furti in danno di uffici pubblici (+50%), i furti di automezzi pesanti per trasporto delle merci (+165,7%), gli incendi boschivi (+253,3%)

 

 

Questo articolo è un contributo che il nostro giornale vuole dare alla comprensione del fenomeno criminale nella nostra Regione e alla giusta battaglia per la legalità. Una lotta condotta ogni giorno da Magistratura e forze dell’ordine, associazioni antimafia, ma anche da tanti giornalisti coraggiosi.  cp