Vittorio Mallozzi il partigiano di Anzio fucilato il 31 gennaio 1944

La storia del partigiano anziate fucilato a Forte Bravetta, da militi della Polizia dell’Africa Italiana, il 31 gennaio 1944. Una lapide lo ricorda all’interno del borghetto romano di Valle Aurelia

La lapide che ricorda Vittorio Mallozzi
La lapide che ricorda Vittorio Mallozzi

Dopo lo sbarco delle truppe angloamericane ad Anzio, avvenuto il 22 gennaio 1944, la Resistenza romana si attiva mettendo a segno numerosi attentati. Vengono colpiti sia obiettivi militari tedeschi che ufficiali e militi delle forze armate fasciste. Allo scopo di terrorizzare la popolazione, i comandi tedeschi decidono di fucilare, 31 gennaio, dieci partigiani a Forte Bravetta, arrestati nei giorni precedenti. Tra questi Vittorio Mallozzi, nato ad Anzio nel 1909, fornaio, partigiano, appartenente al PCI; Medaglia d’oro al valor militare con la motivazione: «Rientrato in Italia l’8 settembre 1943 per combattere l’oppressore della Patria si arruolava in una formazione partigiana e, pur coprendo un posto di comando, partecipava volontariamente alle imprese più rischiose sempre primo tra i primi ed audace tra gli audaci. Catturato dai nazifascisti durante la preparazione di un ardito colpo di mano, veniva condannato a morte e mentre era portato sul luogo della pena lanciava al nemico parole di disprezzo e gridava ai posteri la sua fede nella resurrezione della Umanità oppressa“.

Entrato a far parte dell’organizzazione clandestina romana del Partito Comunista Italiano, Vittorio Mallozzi ne divenne il caposettore nei rioni di Roma. Nel 1934, per sfuggire all’arresto, fu costretto a riparare in Francia a Montreuil sur Bois, dove svolse un’intensa attività politica. Nel 1936 si arruolò volontario per combattere contro i franchisti nella Guerra civile spagnola, nella colonna Picelli. Assorbita quest’ultima nel più ampio battaglione Garibaldi, Mallozzi fu nominato Commissario politico della 2ª Compagnia, di cui assunse il comando nella battaglia di Brunete. Nell’ottobre del 1938 fu costretto a rientrare a Parigi, essendo rimasto invalido in un incidente stradale. Dopo l’occupazione tedesca della Francia fu internato a Saint Cyprien, Gurs e Le Vernet, poi in Italia a Ventotene. Fu liberato dopo la caduta del fascismo. Dopo l’8 settembre entrò nella resistenza romana. Fu fucilato a Forte Bravetta, da militi della Polizia dell’Africa Italiana, il 31 gennaio 1944. Una lapide lo ricorda all’interno del borghetto romano di Valle Aurelia, nella città natia una riviera porta il suo nome.

 

Assieme a lui furono fucilati:

Andreozzi Giovanni, nato a Roma il 2 agosto 1912, partigiano, appartenente al PCI;

Buratti Mariano, nato a Bassano di Sutri il 25 gennaio 1902, professore di filosofia, partigiano, appartenente al Partito d’Azione;

Capecci Mario, nato a Roma il 25 novembre 1925, partigiano, appartenente al Movimento Comunista d’Italia;

De Simone Enrico, nato a Napoli il 15 luglio 1901, ufficiale di cavalleria, partigiano, appartenente al FMCR;

Latini Augusto, nato a Roma il 6 novembre 1897, partigiano, appartenente al Movimento Comunista d’Italia;

Renzi Paolantonio, nato a Montebono Sabino il 6 marzo 1894, muratore, partigiano, appartenente al Partito d’Azione;

Riva Raffaele, nato a Sant’Agata Bolognese il 29 dicembre 1896, operaio, partigiano, appartenente al Movimento dei Cattolici Comunisti;

Sardone Franco, nato a Tornarella il 22 gennaio 1893, insegnante, partigiano, appartenente al Partito d’Azione;

Traversi Renato, nato a Velletri il 6 marzo 1899, partigiano.