Rapporto Mafie nel Lazio 2016, tratto dai dati dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio
Il “caso Ostia”, i Fasciani e gli Spada/ 3° parte
“Della sentenza emessa nel gennaio 2015 dal Tribunale di Roma, i consiglieri nazionali della Dna, sottolineavano due passaggi che ritengono fondamentali per descrivere le caratteristiche tipiche dell’agire mafioso dei Fasciani. Il primo riguarda l’assenza di denunce e la pressione criminale sul tessuto socio-economico: «… si attestano un generalizzato e diffuso clima di Paura, che investe pesantemente e coinvolge la società civile e denota come l’associazione del Fasciani avesse già realizzato un profondo inquinamento del territorio, assoggettandolo al suo dominio criminale e devastandolo nella sua legalità». Il secondo, proseguiva sugli aspetti che hanno condizionato l’economia legale sul territorio: «La vicenda complessiva è significativa di un fenomeno mafioso radicato ed incisivo, colto in una fase di profondo cambiamento nella quale, alle attività criminali “classiche” …. si affianca ed accompagna una parallela attività con apparenza di legalità – la vorticosa e spregiudicata costituzione di plurime società di diritto privato e le operazioni di interposizione fittizia, rese possibili dalle conoscenze e dalle pressioni esercitate dai Fasciani – attività consapevolmente programmata ed attuata divenuta più pericolosa ancora dei fenomeni criminali di partenza perché destinata ad allargare a dismisura l’influenza del gruppo, coinvolgendo e travolgendo gli enti e i soggetti posti a presidio della legalità». «Gli appartenenti al clan Fasciani sono i protagonisti sino ad oggi del sistema di stampo mafioso imposto ad Ostia […] il linguaggio dello stato fondato sulle regole e sul rispetto della dignità delle persone e delle leggi non è riuscito a imporsi sul linguaggio dei Fasciani e della comunità di Ostia, in cui questi vivono spargendo terrore con attentati ed incendi. […] L’impresa mafiosa è lo strumento attraverso il quale, per anni, i Fasciani hanno inquinato il tessuto economico e sociale di ostia con una predilezione in particolare per il controllo degli stabilimenti balneari». La costante azione criminale dei Fasciani per oltre un decennio sul litorale romano ha inciso sul livello di legalità e sicurezza del comprensorio romano che rappresenta una città nella città e vede numerosi gruppi operare sul medesimo territorio. La pressione del gruppo criminale e la loro capacità di condizionare il tessuto socio-economico generando un diffuso clima di omertà e assoggettamento, sufficientemente descritto nelle sentenze sopra citate, porta a ritenere quello ostiense un caso emblematico della nascita, del radicamento e dello sviluppo di una organizzazione criminale autoctona nella Capitale. Nonostante questo contesto criminale così rappresentato sino al gennaio 2016, la seconda sezione della Corte d’Appello di Roma, con sentenza del 13 giugno 2016, in riforma della decisione di primo grado, ha riconosciuto la penale responsabilità dei principali imputati del processo “Nuova Alba” e riqualificata la fattispecie contestata di associazione mafiosa, nella diversa ipotesi di associazione a delinquere: ha condannato Carmine Fasciani a 10 anni di reclusione, Silvia Bartoli ad anni 6 e mesi, Alessandro Fasciani alla pena di quattro anni e mesi 6, Terenzio Fasciani a 5 anni, Sabrina Fasciani a 5 anni e 6 mesi e Azzurra Fasciani a 4 anni e 10 mesi di detenzione. Gli imputati sono stati ritenuti colpevoli del delitto di associazione a delinquere “semplice” (art. 416 c.p.) e non di tipo mafioso ed è stata esclusa, per tutti, la sussistenza dell’aggravante di cui all’art. 7 Dl 152/91 (cd. metodo mafioso). Tutti gli imputati sono stati assolti, peraltro, dal reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Allo stesso modo è stata confermata l’assoluzione dal delitto di associazione mafiosa per i fratelli Vito e Vincenzo Triassi. Giova rilevare che la Corte di Cassazione, con sentenza del 9 giugno 2016, resa a carico di “Basco Antonio + altri”, nell’ambito dello stralcio dello stesso processo “Nuova Alba”, conclusosi con rito Abbreviato, ha invece ritenuto pienamente sussistente l’aggravante del metodo mafioso, rendendo definitiva la sentenza della III sezione della Corte di Appello di Roma che ha pienamente confermato l’esistenza del clan Fasciani. Si riportano pertanto le considerazioni di tale pronuncia, le cui motivazioni hanno superato il vaglio della Suprema Corte ed assumono la valenza definitiva del giudicato penale: «Il metodo mafioso descritto dal Cassia, la forza intimidatrice del clan Fasciani, la condizione di assoggettamento ed omertosa di cui si avvantaggiavano i sodali, trova nella sentenza di primo grado puntuali verifiche nell’esame dei reati fine, dai quali si evince la spendita del nome di Fasciani Carmine per finalità intimidatorie e l’azione espropriativa nei confronti dei titolari di attività economiche che si erano incautamente rivolti ai Fasciani per ottenere dei prestiti. […] Questa Corte ritiene di dover condividere la traccia dettata dalla Corte di Cassazione nei pronunciamenti cautelari, che stabiliscono la sussistenza di un valido quadro indiziario, oggi probatorio, dell’esistenza dell’associazione criminale di tipo mafioso facente capo a Carmine Fasciani”.
continua..
leggi la 1° parte http://www.inliberuscita.it/primapagina/85705/mafie-nel-lazio-il-caso-ostia-i-fasciani-e-gli-spada/
leggi la 2° parte http://www.inliberuscita.it/primapagina/86090/mafie-nel-lazio-il-caso-ostia-i-fasciani-e-gli-spada-2/
Il dossier è un contributo che il nostro giornale vuole dare alla comprensione del fenomeno criminale nella nostra Regione e alla giusta battaglia per la legalità. Una lotta condotta ogni giorno da Magistratura e forze dell’ordine, associazioni antimafia, cittadini comuni, ma anche da tanti giornalisti coraggiosi. (c.p.)