SI: Per sopperire alla carenza idrica in agricoltura e in altri settori produttivi occorre una diversa concezione del riuso della stessa risorsa acqua
riceviamo e pubblichiamo
“Era inevitabile che dopo la chiusura dei nasoni a Roma si arrivasse a parlare di piano di razionalizzazione della fornitura idrica paventando la chiusura, a rotazione, dei rubinetti delle case. Chiudere i nasoni nella città eterna rappresenta un’inerzia rispetto al problema complessivo senza riflettere che essi assolvono a due importanti funzioni: sociale e tecnica. L’Acea, società che gestisce l’acqua pubblica di Roma e di quasi tutto il Lazio, sperava di continuare a prelevare dal lago di Bracciano e di rinviare gli investimenti di ripristino e di ammodernamento della rete di distribuzione che lascia disperdere nel terreno quasi il 50% della risorsa.E’ del tutto evidente che dopo una carenza di precipitazioni, che perdura da almeno 6 mesi, i livelli dei fiumi e dei laghi raggiungano i minimi assoluti, ma è necessario che gli Enti istituzionali obblighino i gestori della risorsa ad effettuare gli investimenti non più procrastinabili. Dare in gestione la risorsa pubblica, consentire la divisione degli utili societari ed arrivare a razionalizzare i rubinetti è un regalo ingiustificato ai gestori e le conseguenze saranno drammatiche per l’economia. La situazione di crisi è senz’altro determinata dalle condizioni climatiche profondamente modificate da oltre dieci anni,ma tali modificazioni erano state osservate e previste da tutta la comunità scientifica ed è paradossale che si sia arrivati a questo punto senza aver approntato in tutti questi anni un piano strategico delle risorse idriche.
La crisi idrica, la desertificazione di vaste aree del mediterraneo, gli incendi estivi ed i dissesti idrogeologici causati dagli eventi estremi di precipitazione saranno i fenomeni che sconvolgeranno radicalmente la nostra economia e la nostra vita. Non illudiamoci sul fatto che vi sono sempre state stagioni più o meno calde! I dati meteoclimatici sono impietosi e ciò che preoccupa maggiormente è l’irresponsabilità dei potenti del mondo, a partire da Trump, che addirittura mostrano perplessità e reticenze sulle cause di un fenomeno globale cui siamo responsabili “il cambiamento climatico”. A breve emergeranno le responsabilità di un’intera classe dirigente e politica che ha pensato a soprassedere e da rinviare decisioni importanti in merito alla programmazione del territorio e soprattutto a compiere scelte sbagliate sulla gestione. La crisi idrica sarà senz’altro quella più importante e sarà così dirompente poiché coinvolgerà tutta la popolazione e tutti i settori produttivi. Ogni regione avrà una sua specificità ma il problema sarà comune. Roma, la più grande città d’Italia, non ha mai avuto problemi di approvvigionamento idrico, disponendo delle grandi riserve dell’appennino centrale e dei serbatoi vulcanici dei Sabatini e dei Colli Albani, ma da un po’ di anni anche queste riserve sono state intaccate ed il bilancio complessivo di ricarica è sempre negativo. Il livello dei laghi scende analogamente al livello di falda dei pozzi delle zone vulcaniche mentre la concentrazione di arsenico aumenta ed impedisce il loro utilizzo. Ricordando l’esito di un referendum sull’acqua pubblica, occorre affrontare la tematica su diversi fronti per poter sostenere il fabbisogno in agricoltura, nell’industria e per gli usi civici. Le soluzioni improvvisate ed estemporanee non avranno alcun esito. Per sopperire alla carenza idrica in agricoltura e in altri settori produttivi occorre una diversa concezione del riuso della stessa risorsa. Una corretta depurazione delle acque non solo ci eviterebbe di pagare le sanzioni all’unione europea, ma consentirebbe di destinarla afini agricoli ed industriali.La realizzazione di laghetti collinari permetterebbe di utilizzare la risorsa nel settore agricolo e industriale, il miglioramento delle tecniche di irrigazione invece produrrebbe una riduzione dei consumi.La realizzazione nelle strutture edilizie singole, dotate di aree verdi e giardini, di serbatoi interrati alimentati dalle acque piovane potrebbe autoalimentare il proprio fabbisogno.Sono possibili tante soluzioni,vanno programmate e realizzate prima che sia troppo tardi. Certo, di acqua nel mare ne abbiamo tanta, ma i costi non sono certo una variante di poco conto”.
Antonio Di Lisa (responsabile Ambiente di Sinistra Italiana Roma Area Metropolitana)