Permettetemi una riflessione… Anche negli oggetti vive il ricordo…

di Menuccia Nardi

audrey-hepburn-392920_960_720-fileminimizerAlcuni giorni fa, il 27 settembre, in King street a Londra, presso la sede della celebre casa d’aste Christie’s, si è tenuta un’asta di abiti e oggetti personali appartenuti a Audrey Hepburn. L’asta voleva essere democratica e pare che su alcuni oggetti si partisse da una base relativamente bassa, tuttavia sembra che i collezionisti abbiano giocato al rilancio alzando di molto le stime di partenza. Basti dire che una sua valigia stimata tra le 400 e le 600 sterline è stata battuta per 4.000 e che la cartolina di auguri per Natale inviatale da Gregory Peck è stata battuta per 7500 sterline, fino ad arrivare alle 40.000 sterline per un copione parziale di Sabrina (film che adoro e che ho visto innumerevoli volte perché è una delle pellicole preferite da mia madre!). E il copione di Colazione da Tiffany? Da quello che leggo è stato aggiudicato per una cifra che supera ampiamente le 500.000 sterline.

D’altra parte non è la prima volta che i memorabilia appartenuti a personaggi famosi vengono acquistati a cifre da capogiro.

Ma cosa spinge a spendere cifre folli pur di avere un oggetto appartenuto a un personaggio che abbiamo amato? Innanzi tutto la possibilità economica di poterlo fare, mi risponderà qualcuno, e ciò è sicuramente vero. Eppure questo da solo non basta. Ammettendo per ipotesi che ne avessimo la possibilità, quanti di noi sarebbero disposti a spendere tanto per un oggetto da collezione? Io probabilmente no, ma parla una che nella vita ha collezionato al massimo cartoline (di quelle che mi spedivano, tra l’altro, non le compravo, ma per queste cose io ho sempre avuto il braccino corto, lo ammetto!), quindi il mio punto di vista lascia molto il tempo che trova. Vorrei poter conoscere un collezionista vero per farmelo spiegare.

Credo comunque che alla base ci siano anche l’emozione e il pensiero che quello stesso oggetto è stato toccato e utilizzato anni prima da un’altra persona, e forse rappresenta anche un modo per tenere vivo nel presente un frammento di vita passata, come se il ricordo prendesse vita negli oggetti… Credo, ma non essendo una collezionista non ne sono certa, anche perché in generale sono più attaccata ai pensieri, e più propensa ad accumulare e a mettere da parte i ricordi intesi in senso puro, piuttosto che le cose materiali. Come scriveva Søren Kierkegaard «Il ricordo è un’ombra che non si può vendere, anche nel caso in cui qualcuno volesse comprarla».

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