di Menuccia Nardi
Sapete ormai che mi piace andare a sfogliare e rivedere gli avvenimenti nel tempo e ce n’è uno che penso sia caro a molti di noi, anche se personalmente ero troppo piccola quando avvenne e ne ho ricordo solo attraverso le immagini televisive viste anni dopo.
Era il 1978. Era il 16 ottobre. Ed era anche allora un lunedì. A Roma, nella Cappella Sistina, era riunito il conclave a seguito della morte improvvisa di Giovanni Paolo I, Papa per soli 33 giorni. E nel tardo pomeriggio di quel 16 ottobre una fumata bianca annunciava al mondo l’elezione del nuovo Pontefice. Quella sera, dunque, in piazza San Pietro si affacciò al balcone un uomo, appena eletto Papa, al secolo Karol Józef Wojtyla, ma da quel momento in poi per tutti Giovanni Paolo II: il primo Papa polacco della storia e il primo non italiano dopo 455 anni; lui stesso lo sottolineerà nelle sue prime parole da Pontefice: «[…] lo hanno chiamato di un paese lontano […]», dirà.
Il suo è stato un pontificato lunghissimo (durato quasi 27 anni), caratterizzato dal dialogo con tutte le religioni, dai tanti viaggi apostolici (ne fece 104 tutto il mondo), dalle giornate mondiali della gioventù.
E io ho un ricordo bellissimo di questo Papa, che ho avuto anche la fortuna e l’onore di vedere da vicino da bambina (mia madre conserva ancora orgogliosa il poster gigante che fece fare della foto che mi ritraeva vicino al Papa!): un uomo dalle doti comunicative eccezionali, e ovviamente un uomo di Chiesa, certo, ma prima ancora mi viene da dire un uomo di Dio, che malato ha portato la sua croce fino alla fine. E anche nella sua fine mi ha profondamente impressionata. Ricordo ancora le immagini del suo funerale (quello sì, l’ho visto in diretta), e ricordo quanto mi fece impressione vedere presenti nella stessa piazza, nello stesso momento, persone che probabilmente nessuna diplomazia internazionale avrebbe mai potuto far incontrare tutte insieme: capi di stato da tutto il mondo, delegazioni provenienti da ogni Continente, ma anche rappresentanti delle chiese ortodosse, e di quelle protestanti e leader religiosi di fede ebraica, l’elenco è infinito. Persone non solo di religioni diverse, ma di culture e di idee distanti anni luce le une dalle altre (e la poca amicizia – chiamiamola così – tra alcuni dei presenti era di assoluto dominio pubblico!). Eppure erano tutti lì, per un ultimo saluto a Karol Wojtyla. Quanto è stato grande quest’uomo!
Penso che il 16 ottobre di 39 anni fa fu una data molto felice, non solo per i cattolici, ma per il mondo intero, e mi fa piacere ricordarlo…