di Menuccia Nardi
Dunque, si avvicina inesorabile e a grandi passi il momento fatidico in cui non puoi più rimandare una domanda che tenevi lì da parte da quasi un anno, accantonata in un angolo della mente, rimandata fino a che sia possibile rimandare, e destinata per lo più ai parenti più stretti: “Che ti regalo quest’anno?”.
Senza contare che nella mia famiglia è ormai consolidata l’abitudine di accumulare man mano i regali sotto l’albero di Natale a casa di mia madre, perché sappiamo che a lei piace da morire vedere i pacchetti che le invadono la stanza e pregusta con largo anticipo il momento dello scambio previsto per la sera della Vigilia (quando prende vita una sorta di “scarta la carta” in versione natalizia!). Peccato, però, che quando inizio ad apprendere che gli altri stanno già comprando e accumulando pacchetti lì sotto mi prende l’ansia, non “da prestazione,” ma “da che vi compro quest’anno”. Anche perché alla fine perdiamo tempo in tutta una serie di convenevoli reciproci – avete presente? –: “Ho tutto”, “Hai tutto”, “Ti ho già regalato tutto”, “Dimmi che ti serve”, “Non mi serve niente”, “Il profumo l’hai finito?” “No, ne ho ancora mezza bottiglia”, “E va be’, te lo ritrovi”.
E così capita che, sopraffatti dalla stanchezza (e forse anche dalla scarsa fantasia), ci buttiamo sempre più spesso sulle gift card, le carte regalo prepagate, tanto ormai ce ne sono per tutti i gusti: per comprare il pane, la sciarpa, lo scolapasta in silicone, il thermos per portarti il tè caldo al lavoro! L’unico inconveniente è che in questo caso giochi a carte scoperte, e dichiari apertamente quello che spendi… No, pensandoci bene direi che non mi conviene…ho deciso: a qualcuno comprerò un thermos, a qualcun altro una sciarpa e al più fortunato uno scolapasta in silicone (può sempre essere utile!): li incarto da me e li metto sotto l’albero!