Chiarezza sulle foibe, la guerra ebbe dei responsabili. La destra strumentalizza il Giorno del Ricordo

l’editoriale del direttore

Da quando è stato istituito il “Giorno del ricordo”, che la Repubblica Italiana riconosce il 10 febbraio al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, questo viene utilizzato da ambienti della nuova destra neofascista italiana come argomento in chiave anticomunista e fa il paio col negazionismo sui campi di sterminio. Si cerca così attraverso un’operazione di revisione storica di minimizzare gli eccidi ed i crimini compiuti dai nazifascisti mettendo sul piatto della bilancia altrettanti misfatti orditi dal regime comunista Iugoslavo ai danni degli italiani, uccisi e gettati nelle foibe senza distinzione di credo politico ed estrazione sociale. Le lettere giunte al nostro giornale e le polemiche che ne sono scaturite, con attacchi anche personali, seguono lo schema che certa destra nostalgica vorrebbe far passare come verità storica: gli italiani fascisti buoni uccisi dai comunisti cattivi. Dimenticando le nefandezze compiute in quelle terre dall’esercito fascista. Giusto per rinfrescare la memoria. Nelle provincie slave conquistate più che un’italianizzazione rapida e forzata, fu compiuta un’operazione di autentica bonifica etnica. Furono 340 mila civili slavi fucilati e massacrati dall’aprile 1941 all’inizio di settembre 1943 nel corso dei  “rastrellamenti” ed operazioni di rappresaglia contro le forze partigiane insorte contro l’occupazione dell’esercito italiano. E’ documentato che altri 100 mila civili montenegrini, croati e sloveni deportati nei capi di concentramento aperti, dalla primavera all’estate del 1942, dall’esercito italiano per rinchiudervi  vecchi, donne e bambini colpevoli unicamente di essere congiunti e parenti dei “ribelli”. In quei campi disseminati dalle isole di Molat e Arbe in Dalmazia fino a Gonars nel Friuli ed altri in tutto lo Stivale, morirono di fame, di stenti e di epidemie circa 16.000 persone nel giro di poco più di un anno di deportazione.  Ma questo non toglie che la Repubblica Italiana nata dalla Resistenza ha riconosciuto e commemora con il “Giorno del Ricordo” la tragedia degli italiani e delle migliaia di vittime delle foibe (dalle 6 mila alle 8 mila persone uccise). La guerra genera lutti, odio, disperazione e rabbia che inevitabilmente esplode e genera altro odio, per questo la guerra va sempre e comunque ripudiata a favore dello spirito di pace e di convivenza. La destra che specula sulle vicende e sui dolori di allora di sicuro non è animata da spirito di pace ma portatrice di ideologie violente che nulla hanno a che vedere con la democrazia.