“L’innamoramento, nei suoi comportamenti, presenta analogie con tre precise categorie di individui: gli affetti da disturbi ossessivi compulsivi, i tossicodipendenti e le persone colpite da depressione. Chi è innamorato perde la capacità di controllare il contenuto della propria mente. L’attenzione viene monopolizzata da pensieri e immagini che la volontà non riesce a scacciare. Sia innamorati che tossicodipendenti avvertono costantemente un senso di incompletezza, sono consapevoli dell’irrazionalità dei loro comportamenti, ma non riescono a modificarli”. Quando un amore finisce non è facile, quando il “freddo” dell’inverno arriva non si hanno coperte per proteggersi dalle ventate di pensieri gelidi che si affastellano nel cervello; quando una storia d’amore finisce tutto finisce, è come se la giornate fossero tutte uguali e non si aspetti altro che il sole cali per andare a letto sperando che la luce del giorno arrivi il più in fretta possibile. Ivan Cotroneo, nel suo libro “Cronaca di un disamore” ha descritto con molta eloquenza i pensieri di Luca, che a poco più di due mese dalla fine della sua relazione con Maurizio, non riesce a perdonare, non riesce a dormire, non riesce a vivere senza di lui. Seppur la loro relazione abbia avuto vita piuttosto breve, Luca è sicuro che Maurizio sia il suo uomo, la persona con la quale condividere tutto, con cui invecchiare insieme. Il compagno. “Luca cerca di capire che cosa avesse mai visto in Maurizio, che lo ha fatto pensare come non aveva mai pensato prima. Cosa gli ha fatto sentire, vedendolo quel giorno a pranzo per la prima volta, che era proprio lui”. Ossessionato dai suoi stessi dilemmi, Luca non riesce a farsene una ragione, non riesce a decifrare il codice di quello che il suo uomo ha pensato nel momento in cui interrompeva il loro sodalizio; per quanto si sforzi di elaborare teorie e per quanto la sua intelligenza gli dia una mano, rimane fermo sulle sue convinzioni, sulla sua logica, sul suo amore, sulle sue pene che finirebbero soltanto se ci fosse un miracolo. Maurizio lo ha lasciato perché aveva paura dei legami, lo ha fatto in modo truce, insensibile, atonale. Lo ha fatto e non avrebbe dovuto. Andavano d’accordo in tutto, erano due persone risolte e indipendenti. I viaggi, il sesso, le parole e le cene erano tutte parti integranti di quello che poteva definirsi “un buon inizio“. Perché Luca è stato lasciato da Maurizio? Il libro è un racconto diviso in brevi capitoli che alternano la gioia alla tristezza, la speranza alla realtà, la motivazione allo sconforto più buio che un uomo possa mai incontrare davanti al suo cammino. Scritto senza troppi giri di parole, Cotroneo mette nero su bianco i pensieri che hanno reso la vita difficile a molti uomini, quei pensieri che pur essendo clinicamente morti ancora vivono attaccati ad un respiratore emotivo senza la benché minima intenzione di staccare la spina; anche se la cosa più giusta da fare sarebbe quella di dimenticare: “Un giorno questa città smetterà di parlarmi di te. Anche se vivo qui da quattordici anni, sono bastati quattro mesi di te a ridisegnare le strade, le piazze, le chiese, tutta la topografia, a fare di queste quatto strade in croce il teatro del mio destino. Tutto mi ricorda di te“.
Luca non dimentica, vuole imbalsamare i suoi sentimenti per Maurizio per far sì che non si rovinino, che non si graffino, che non rimangano inutilizzati. Non riesce a capire che non ha potere su questo. “Non ho più la dolcezza dei tuoi baci e solo vado per il mondo senza amore”. Come dicevo, diviso in brevi capitoli il libro risulta molto scorrevole, non ci sono momenti di pathos e colpi di scena ma solo il racconto innamorato di un uomo privato del suo respiro. Quindi nessuna trama per noi oggi; solo parole, quelle del protagonista. “Nelle lacrime si ritrovano circa centotrenta sostanze diverse. Le lacrime basali e riflesse differiscono completamente da quelle emotive. Le lacrime emotive contengono infatti più proteine, più potassio e manganese. Nessuno, però, ad oggi, può dire a che cosa servano le lacrime d’amore“. Ed è proprio con questa affermazione che mi accingo a concludere questo articolo, che, pur essendo molto parafrasato e poco incline alla tecnica specifica, ha voluto con forza presentarvi questo libro. Quando si pensa di essere i soli non è mai così e Cotroneo ha scritto quello che probabilmente anche lui ha pensato. Il passato ci rende diversi, ma alcune cose le abbiamo tutti in comune.