“Se non altro fino alla fine non ho camminato”.
Per quanti libri io possa divorare in modo spesso bulimico, mi rendo conto che ho delle lacune e purtroppo le avrò fino alla fine dei miei giorni, questo perché non potrò mai leggere tutti i libri del mondo e ho sempre avuto una sorta di pregiudizio per la letteratura orientale, spesso lenta e piena di futili dettagli.
Murakami in centoquarantadue pagine ha saputo confermare il mio pregiudizio ma ribaltandolo in positivo!
L’arte di correre, edito da Einaudi, sono anni che tentavano di farmelo leggere, ero ispirata dalla copertina ma il titolo sportivo era respingente, non capivo cosa potesse esserci di così tanto interessante nelle riflessioni di un maratoneta per hobby.
Come spesso accade i libri si leggono nel momento in cui la nostra esistenza necessita di quel racconto ed ecco qui Murakami che con la sua scrittura mi invia un messaggio chiaro e preciso:”nella vita ci vuole costanza”.
L’arte di correre è un trattato sulla caparbietà, sulla fatica, sulla tenacia, sull’osservazione pignola di quanto accade dentro e fuori il nostro corpo e sulla resistenza.
Correre è una filosofia di vita, che non comprenderò mai come sportiva, ma come attitudine alla vita. Murakami disegna lucidamente ogni azione e la paragona al suo lavoro, quello dello scrittore.
Talento, concentrazione e perseveranza sono gli ingredienti che servono sia a chi scrive, sia a chi corre ma anche a chi esiste, questo lo aggiungo io.
Ecco che in poche pagine veniamo presi a sberle, perché mentre siamo comodamente sdraiati sul divano, Murakami scrittore butta giù un trattato filosofico sul Murakami maratoneta e ne esce fuori un libro che ti lascia con non poche riflessioni.