“Ecco cosa significa credere in qualcosa, non volere mai le prove.”
Io, Veronica Raimo, la leggo sempre con piacere, perché ha il potere di rendere le ore di lettura una piacevole riflessione sul quotidiano, uno specchio riflesso su me stessa e un viatico dal “logorio della vita moderna”.
L’abbiamo lasciata nel 2022 con ‘Niente di vero’, un’autobiografia semiseria che mi ha appassionata dalla prima riga.
La ritroviamo con “La vita è breve, eccetera”, edito da Einaudi, più malinconica, nostalgica, nel raccontare undici storie di donne che vivono catastrofi emotive, ma che riescono a dipanare il dolore semplicemente vivendolo.
Perché come suggerisce il libro, la vita è breve, davvero, ma anche eccetera e credo che tutto sia condensato lì, in quell’eccetera, come a dire:”vai avanti”, “vivitela”, “gustatela”.
Perché se è vero che la vita è breve, è altrettanto vero che ci sormontiamo di scaffali metaforici pur di non celebrarla al meglio, quindi ecco che l’eccetera fa la differenza.
Perché poi a ben guardare, tutto si risolve, anche davanti alla peggiore delle catastrofi, tutto diventa eccetera, basta rendere pratico ogni inciampo causato da quei famosi scaffali emotivi, che restano metafore mentre la vita, va vissuta.