“Questo specchio non ti mostrava il tuo riflesso. Ti mostrava la tua anima, ti mostrava chi eri realmente”.
Per “La zona d’interesse” di Martin Amis per Einaudi, non si intende solo ciò che accade oltre il muro di cinta che ospita i campi dì concentramento e che non saranno mai nominati, così come non saranno mai nominati i protagonisti violenti del Terzo Reich, di cui nel libro avremo solo un’immagine e un postfazione.
Per zona d’interesse si intende anche quanto accade dentro l’anima umana di chi ha vissuto l’Olocausto, sia come vittima che come carnefice e quanto accade dentro le mura domestiche dei protagonisti, andando così ad analizzare come fosse un’ecografia, parole, stati d’animo, eventi.
Martin Amis ha una scrittura impeccabile, nonché Maurizia Balmelli che lo ha tradotto in modo davvero egregio, tra le parole si avverte la necessità di raccontare una storia già raccontata da tanti e in tanti modi, ma con una punta di ironia quasi sadica e la speranza di riuscire a cogliere un sentimento d’amore in mezzo a tanto dolore.
Golo Thomsen, nazista, si innamora di Hanna Doll, una donna sposata e madre di due figlie, intenta anche lei a indagarsi nei meandri più buii del suo io.
Martin Amis compie qualcosa di ribelle, inscena l’amore in uno dei luoghi più inospitali e controversi della storia umana, lo fa circondandolo da persone grottesche, violente, caricaturali, perché per raccontare l’orrore e denunciare tali crimini, serve la provocazione, affinché rimanga il segno che già è scolpito nei secoli dei secoli.
Un libro non facile da digerire.