“A volte, per capire il mondo nel suo insieme, puoi solo focalizzarti su un minuscolo frammento, concentrandoti su quello che hai a portata di mano per ricavarne il paradigma di ogni cosa.”
Theo, un giovane ragazzino che vedremo crescere, ci condurrà nelle più fosche dimensioni dell’io. Come si può sentire un tredicenne coinvolto in atto terroristico dentro il MOMA di New York? Come si può sentire sapendo che con lui c’era la madre inizialmente data per dispersa?
E se in quel buio e acciottolato di detriti ci fosse l’unico oggetto che sarà capace di far sentire l’assenza della madre, presenza?
Il cardellino, il quadro amato da sua madre, diventerà talismano prezioso, sarà la sua guida, il suo faro, mentre Theo crolla in frantumi, scivola tra le dipendenze e le ossessioni, scava più a fondo che può, cercando solo un’unica cosa: l’amore di sua madre.
Tanto profonde queste pagine de’ Il cardellino di Donna Tartt per Bur, tanto dolorose, non lasciano il lettore distante ma lo coinvolgono in ogni movimento e in ogni sentimento.
Come si vive con lo strappo? Con qualcuno che ti è stato portato via facendoti sentire solo al mondo.
Theo sopravvive come meglio può.