In poche parole, “Tatà” il libro di Valérie Perrin

“Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine ‘rimorire’”

A me Perrin piace.

Mi piace perché è accessibile a tutti, perché riesce a raccontarti cose terribili con una delicatezza che riesce a pochi.

L’ho apprezzata con “Cambiare l’acqua ai fiori” romanzo che trovo delicato, mi è piaciuta con “Tre” e l’ho letta volentieri in questo ultimo lavoro “Tatà”, Edizioni E/O.

Credo poi il messaggio che intende inviare sia di fatto lo stesso, i famosi non detti, le cose taciute, i silenzi che scavano in una vita intera e sono pronti a ribaltare le esistenze degli altri.

In Tatà questi silenzi lasciano il posto alle parole post mortem, parole su audiocassette, su registrazioni compiute intenzionalmente, forse con la volontà di permettere a chi ascolta di ritrovarsi, ma soprattutto di fermarsi.

Per questo il libro, ai miei occhi, assume questo di significato, la possibilità di restare ad ascoltare qualcosa di nuovo, qualcosa che per noi era scritto in tutt’altro modo e ora grazie alle parole espresse possiamo sovvertire e ridisegnare una nuova esistenza.

Chi è quindi Colette? Chi si nasconde dietro la sua morte? Perché mentire? Perché rimanere nell’oscurità?

Questi gli enigmi che attanagliano Agnès, enigmi che imprescindilmente riguardano anche lei.