“È giusto che le idee siano capaci di lacerare anche il sentimento più profondo, quello dell’amore tra padre e figlio?”.
L’ultimo viaggio della trilogia sulla Resistenza di Veltroni è “La scelta” edito da Rizzoli.
Scegliere, cosa significa scegliere avendo degli ideali ben solidi che ti scorrono nelle vene? E cosa comporta quella scelta se all’interno di una famiglia gli ideali sono agli antipodi? Ipotizzo una frattura, netta, precisa, profonda, ma nel caso della famiglia De Amicis comporta indubbiamente una distanza in cui a partecipare sono i sentimenti.
Ascenzo, il padre, Arnaldo il figlio e poi la piccola Margherita, le loro vite unite nel DNA, ma divise dal colore politico di uno dei periodi storici più buii dell’Italia.
Siamo nel 1943, incalza la lotta antifascista, ancora soffusa, sopita, ma ribelle e libera, Arnaldo giovane studente ne prende parte, mente Ascenzio, usciere dell’agenzia di stampa Stefani, indossa la casacca nera, quella che il Duce ha obbligato a portare e lui la porta come una fede.
Una guerra non solo sociale, che ha visto morti ammazzati, povertà, uomini strappati dalle loro famiglie per servire la patria e donne farsi coraggio e sobbarcarsi il peso di quei vuoti, anche una guerra sentimentale, dove tutti, in un modo o nell’altro ne hanno pagato il prezzo.
Coraggio, metterci il cuore e in queste pagine che scorrono come un fiume in piena, di cuore ce n’è in abbondanza, perché se è vero che senza ideali siamo niente, è altrettanto vero che bisogna avere la lungimiranza di capire quando è possibile cambiare idea.
La giusta misura viene incarnata dalla piccola Margherita, che dimostra spirito di sopravvivenza e voglia di un bene comunitario ma soprattutto mamma Maria, l’ultima voce a farsi sentire, misurata, attenta, osservatrice, colei che filtra e rigenera, come la rabbia urlata dentro casa e poi lenita attraverso i silenzi.
Maria è il focolare, è lo spirito della rivoluzione che si fa sentimento e si espande per i rami, nutrendoli.