Non so se si può parlare di banalità del male o di assuefazione all’orrore, ma quanto accaduto sulla spiaggia adiacente al Santuario fa rabbrividire. La nostra società si sta abituando sempre di più a non provare più alcuna empatia. L’individualismo oltre ogni eccesso sta giorno dopo giorno annichilendo la società e le sue basi di solidarietà e cooperazione. Solo pensare di poter rubare i pochi averi a chi è da poco annegato in mare è così abominevole che si fa fatica anche a concepirlo, eppure accade. Come succede che molti si mettano a filmare una aggressione mortale senza muovere neppure un dito. La vita di un essere umano vale ormai pochissimo ed il suo valore diminuisce proporzionalmente a quanto la persona appare distante dalla nostra ottusa normalità. La sociologia, certamente ci darà una spiegazione razionale, ma a noi che facciamo politica, seppure a livello comunale, non può certo sfuggire come questo sia il risultato dell’incessante soffiare sul fuoco dell’intolleranza. Il fuoco è ormai un incendio violento e devastante, e tempi ancora più bui potranno arrivare se una volta per tutte, le forze sane della società, dalla Chiesa autenticamente cristiana di don Gallo al terzo settore di ispirazione laica e cattolica, dalla cultura alla politica ed al sindacato, non troveranno il modo di fare argine comune contro questa deriva che sta distruggendo ogni solidarietà e con essa i pilastri della nostra convivenza civile. Serve un nuovo patto per il futuro. Servono nuovi diritti come lo ius scholae, servono nuove tutele per i più fragili, serve un grande piano di integrazione, serve un progetto economico di crescita solidale, serve sostanzialmente tornare umani. Se non si capiscono queste cose e si parla solo alla pancia della gente, costoro che lo fanno con arroganza ed incoscienza, otterranno solo il risultato di distruggere le fondamenta della nostra cultura e della nostra società e con esse il futuro delle nuove generazioni, senza rimanere per di più senza nulla in mano se non con qualche scheda in più nell’urna elettorale.
Roberto Alicandri