Lettera. I genitori dovrebbero vivere la loro vita e non quella dei figli

I genitori dovrebbero vivere la loro vita e non quella dei figli.
Ad ogni pensiero dovrebbe corrispondere un azione concreta; non si costruisce una società buona e accogliente con l’abuso di droghe e di alcool e con l’esortazione a fare riferimento all’immagine piuttosto che ai contenuti.
Non si costruisce nulla di buono senza la solidarietà e l’aiuto e senza la vicinanza l’attenzione e l’empatia.
Alle troppe parole vanno sostituiti i fatti, la concretezza e l’immediatezza del fare, piuttosto che i puri riferimenti ideologici e demagogici: alla strumentalizzazione e all’imbroglio costante va sostituita la verità è l’autenticità da troppo troppo tempo persa e da nessuno ricercata. Ci si professa pacifisti e che non si vuole la guerra e costantemente e quotidianamente si è in guerra con se stessi e con gli altri. Si dicono ipocritamente tante cose e se ne fanno ben altre, ognuno è pronto a puntare il dito su chiunque meno che su se stesso e a mettersi in discussione, a quanto pare ognuno ha uno specchio adeguato ai propri bisogni.
Così non si và da nessuna parte e non si conoscerà mai l’amore…. quello vero. La politica di qualsiasi colore oggi è la prima antagonista e competitor dei bisogni e delle sofferenze di questa umanità e con molta disinvoltura sarebbe pronta a rinnegare se stessa per un comodo posto al potere di questo sistema indottrinato e lontano da ogni comprensibile stato di dolore.
Propongo uno studio e una rivisitazione della figura del Cristo e dei profeti dell’epoca, naturalmente lontano da ogni forma religiosa costituita, sistematica e parassitaria.
Publio Razza, genitore.