“Il commissariamento per infiltrazioni mafiose è uno strumento indispensabile soprattutto se avviene, come nel caso di Nettuno, in un comune già commissariato per lo stesso motivo nel 2005, quando – ora come allora – la maggioranza era di destra.
Eppure l’attenzione di molti noi nettunesi è distratta dalla necessità, del tutto comprensibile, di allontanare dalla nostra comunità quel marchio infamante: noi non siamo tutti mafiosi ma le diverse inchieste hanno dimostrato che il sistema di potere che ci governava e che abbiamo votato era pesantemente condizionato dalla ‘ndrangheta presente nel nostro territorio.
La recente notizia dell’avvio della procedura di incandidabilità per alcuni ex amministratori locali è un atto importante che conferma la necessità di aprire nuovi scenari.
Occorre puntare con determinazione anche alla ricerca di un nuovo corso che ci permetta di rimediare agli errori del passato più volte ripetuti e di scardinare realmente, partendo dalla base, il sistema malavitoso che inquina i nostri lidi, pena l’irreversibilità.
Il necessario punto di partenza è chiaro e noto da tempo: la malavita prospera in assenza dello Stato ed il rafforzamento della presenza delle istituzioni pubbliche è il primo antidoto, insieme al potenziamento della gestione democratica e realmente partecipata dei cittadini.
Il semplice commissariamento statico non fa altro che congelare la situazione esistente e rischia di produrre l’effetto contrario a quanto voluto: non crea le condizioni per allargare la consapevolezza dei cittadini e per stimolare il loro coinvolgimento e non avvia la necessaria ripresa economica fatta di investimenti, di risorse, di lavoro, di diritti e infine di legalità.
Occorre avviare al più presto questa opera di ritorno al protagonismo dei cittadini, degli imprenditori, dei lavoratori onesti e in special modo dei giovani di Anzio e di Nettuno: per attivare le tante forze democratiche a partire dai sindacati, dai partiti, dalle reti cittadine e dalle associazioni; per intercettare risorse; per far sentire la presenza fattiva e sana dello Stato; per proporre sbocchi e alternative che non si limitino soltanto a bloccare il malaffare ma diano risposte concrete ai bisogni dei cittadini.
Noi non siamo tutti mafiosi ma è il momento di dimostrarlo!”
Giulio De Angelis