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Appello urgente: NASpI anticipata bloccata da 70 giorni– una storia vera di sopravvivenza e denuncia

Pubblichiamo la lettera di un cittadino disperato che da 70 giorni aspetta che gli venga liquidata dall’INPS la somma che gli permetta di superare un periodo difficile

Gentile Direttore,
Le scrivo con il cuore in gola, spinto dalla disperazione di una situazione che non è solo mia, ma il grido silenzioso di innumerevoli cittadini traditi dalle promesse di un’istituzione che dovrebbe sostenerli. Questa non è solo una lettera, è un appello agonizzante, un grido di dolore contro l’inefficienza e la burocrazia cieca
dell’INPS.
Il 18 marzo 2025, con speranza e fiducia, ho presentato regolare domanda per la NASpI in forma anticipata.
Era il mio faro, la mia unica speranza per un futuro dignitoso. Ma oggi, 27 maggio, sono passati 70 giorni, e la mia speranza è stata calpestata. Settanta giorni di silenzio assordante, settanta giorni di attesa straziante, senza alcuna risposta ufficiale, senza un centesimo di quel sostegno vitale. L’unica “risposta” è stata un’odissea di informazioni contrastanti, di promesse vuote, di rimpalli che mi hanno lasciato più solo e disorientato di prima.
L’unico contatto, un miraggio di chiarezza, è avvenuto il 13 maggio con la sede INPS di Bracciano. Mi è stato detto che avrei avuto una risposta entro 7-10 giorni, che la domanda era sospesa per mancanza di documentazione. Una bugia. Una menzogna smentita dagli stessi operatori che, con imbarazzo, hanno ammesso la verità: nessun documento mancante, solo un blocco interno dei sistemi. Un’ammissione che suona come una condanna, una scusa burocratica che sta distruggendo la mia vita.
Nel frattempo, la mia esistenza è diventata un inferno quotidiano. Ho avviato da pochi mesi la mia attività, un sogno coltivato con sacrifici inimmaginabili. E, miracolosamente, il mio negozio sta provando a tenere la testa fuori dall’acqua, coprendo le spese aziendali. Ma la NASpI, quella promessa d’aiuto, doveva coprire le mie spese personali: l’affitto che incombe come una spada di Damocle, le bollette che si accumulano, la spesa quotidiana che diventa un lusso, la carta di credito che piange, la rata del finanziamento che mi ha permesso di avviare tutto.
Ogni mattina mi sveglio con un pugno nello stomaco, con l’angoscia che mi stringe la gola, costretto a scegliere tra mangiare e pagare le spese del negozio. Lavoro 7 giorni su 7, senza un attimo di respiro, dedicando ogni energia al mio progetto. E dal 1° maggio, la mia odissea è diventata un calvario: senza auto, dopo 11 ore passate a lottare per il mio sogno in negozio, sono costretto a camminare 3,5 km a piedi per raggiungere la stazione del treno, sia all’alba che a tarda sera, ogni singola domenica. È un’umiliazione, una
crudeltà inaudita vedere i miei sforzi, il mio coraggio, la mia dignità calpestati da un’istituzione che mi abbandona nel momento del bisogno.
Come se non bastasse, questa agonia sta minando anche la mia salute. Un anno fa, ho subito un mini bypass bariatrico, perdendo 45 kg e riconquistando una speranza di vita. Oggi, a causa di questa attesa estenuante e della necessità di mangiare in economia, tra il nervosismo e l’alimentazione inadeguata, ho già ripreso almeno 10 kg. Il mio corpo, come il mio spirito, sta pagando il prezzo di questa incomprensibile inerzia.
Non ho parenti prossimi su cui contare. Sono rimasto orfano di madre a soli 3 anni e di padre a 19. Ho solo una sorella che, con tre figli a carico, naviga a vista e non ha la possibilità di aiutarmi economicamente. Sono solo, con le spalle al muro, e questa attesa sta erodendo anche l’ultima briciola di serenità.
Non solo la mia vita personale è in frantumi: il mancato pagamento della NASpI mi sta strangolando anche
professionalmente, bloccando la crescita stessa della mia attività. Ogni giorno mi arrivano richieste di pellicole protettive per telefoni, ma non posso acquistare il macchinario necessario – circa 400 euro – perché ogni singolo euro è dirottato a coprire le spese personali che l’INPS avrebbe dovuto aiutarmi a sostenere. Finché non mi viene liquidata la somma che mi spetta, sono incatenato, incapace di migliorare, di espandermi, di respirare.
Voglio ricordare, con la voce rotta dalla rabbia e dalla disperazione, che la NASpI anticipata è stata proposta dallo Stato stesso, non come un’elemosina, ma come un trampolino di lancio, un segno di fiducia per chi, come me, ha il coraggio di rimettersi in gioco in un Paese dove la disoccupazione è una piaga aperta.È uno strumento utile, sì, ma se chi dovrebbe erogarlo non rispetta i tempi e non dà risposte, diventa solo un’illusione crudele, una beffa che rischia di trasformarsi in un peso insopportabile per chi cerca disperatamente di rialzarsi. Invece di essere un trampolino di lancio verso un futuro migliore, questa NASpI si è trasformata in un’ancora pesantissima, che mi sta trascinando a fondo, minacciando di farmi affondare prima ancora di avere la possibilità di iniziare.

Scrivo questa lettera non solo per chiedere attenzione, ma per esigere rispetto. Non per me solo, ma per tutti coloro che ogni giorno, con sacrificio, coraggio e un barlume di speranza, provano a costruirsi un futuro.

Chiedo all’INPS, con la voce che mi resta: quando mi liquidate? Quando la mia sofferenza avrà fine? E quando darete risposte chiare, oneste e celeri a tutti i cittadini che, come me, sono appesi a un filo, in attesa di ciò che spetta loro per diritto?

Spero, con tutta l’anima, che la mia storia possa squarciare il velo su un problema più ampio, un’ingiustizia che affligge migliaia di neo-imprenditori in Italia, e che questo grido disperato possa finalmente spingere a

un’azione concreta e immediata.

Cordiali saluti,

Marco Dorascenzi

Canale Monterano

Titolare di Pit Phone Anzio

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