“Il voto sulla Capo d‘Anzio, avvenuto durante il Consiglio comunale del 30 dicembre, segna la volontà della giunta De Angelis di mantenere in vita tale società partecipata. Come è noto essa fu costituita il 07/06/2000 dall’amministrazione di centrodestra (Sindaco di allora De Angelis) avente come scopo la promozione, la gestione, la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture del porto di Anzio. Il traguardo era la realizzazione del mega-porto al posto di quello attuale. A tale indirizzo politico proposto inizialmente dal centrosinistra nel 1997, ma divenuto con gli anni emblema del centrodestra, ci siamo sempre opposti, ritenendo il progetto, una speculazione dannosa per la città, che avrebbe distrutto definitivamente il centro storico, impattato pesantemente sull’ambiente senza risolvere gli annosi problemi sociali, ed economici che attanagliano Anzio.
Tra i soci della Capo d’Anzio (il Comune più Marinedi srl, che ha sostituito l’iniziale Italia Navigando), all’amore dei primi tempi sono subentrati i dissidi odierni (che datano da alcuni anni), tant’è che il Comune ha fatto ricorso presso il Tribunale di Roma contro il socio privato Marinedi srl, addebitandogli inadempimenti contrattuali. La sentenza del Tribunale di Roma è stata favorevole, in primo grado, al Comune di Anzio, al quale il Tribunale ha trasferito l’intera quota azionaria della Marinedi srl (39%). Alla data odierna, quindi il Comune detiene il 100% delle azioni della società Capo d’Anzio Spa.
La maggioranza di centro destra in questa fase mostra tutto il suo realismo e la cura dei suoi interessi, perché, dati i probabili esiti giudiziari favorevoli al “comune” (100% proprietà della Capo D’Anzio Spa), da questo momento in poi i suoi esponenti, avranno mano libera nella gestione e direzione del “nuovo porto”. E avranno, anche gran parte della cittadinanza dalla loro parte, vista l’astrattezza di una opposizione che continua a parlare ai cittadini con frasi da eruditi (revisione, partecipazione, bilancio consolidato, Tusp…), inventando “assenza di requisiti” della Capo d’Anzio, o sventolando future sovranità sul porto. Questo è infatti il tono del consigliere Brignone, secondo il quale «l’unica soluzione per noi è chiudere la società, metterla in liquidazione e concludere l’iter già avviato per la revoca della concessione regionale del 2011, ad oggi completamente inattuata». Dopodiché «si avvierà una nuova fase, in cui grazie alla legge regionale n.1 del 20 febbraio 2020 avremo come comune la competenza per il rilascio delle concessioni sui beni demaniali marittimi.»
Come comunisti diffidiamo delle “uniche” soluzioni, che hanno il solo scopo di imprigionare le discussioni entro i rigidi binari di sterili dicotomie che violentano la complessità del reale. Ma non cadiamo nemmeno nella trappola del “dopodiché” perché il passaggio delle competenze “per il rilascio delle concessioni sui beni demaniali marittimi” nulla ci dice sul contenuto futuro della stessa, su che tipo di porto si immagina e chi, conseguentemente, dovrà sostenerne i costi e a chi andranno i benefici.
Proponiamo al consigliere Brignone e a tutta l’opposizione, di indagare a fondo la questione, di informare la cittadinanza sullo sviluppo delle cose, di evidenziare i conflitti e gli interessi contrastanti in campo, se vogliono veramente che la cittadinanza acquisisca una coscienza dei problemi e possa mutare gli indirizzi politici degli ultimi 20 anni. Siamo disponibili come Rifondazione comunista a partecipare ad un simile percorso anche se siamo coscienti di essere degli imperdonabili ingenui, visto le ultime vicende sulla Vignarola e in generale i difficili rapporti col centrosinistra e i 5 Stelle.
Un tale percorso, però, sarebbe utile alla cittadinanza: sarebbe uno strumento per incalzare la maggioranza affinché chiarisca alla popolazione di Anzio quale idea di porto e di città vuole e nello stesso tempo darebbe l’occasione ad una sinistra degna del nome, che adesso ancora non c’è, di parlare chiaro e senza ambiguità. I cittadini e le cittadine di Anzio devono avere la possibilità di decidere se continuare a fare della città il paradiso degli affari per costruttori senza scrupoli, speculatori e avventurieri oppure un luogo in cui la tutela dell’ambiente e del territorio, della sua storia e della sua identità di città marinara possa essere volano di sviluppo sostenibile, lavoro e coesione sociale”. Così in una nota il Prc-Fds “E. Che Guevara” di Anzio.