“Per la tutela degli animali d’affezione non è più rinviabile un intervento legislativo organico di revisione della legge regionale vigente, che risale a oltre 20 anni fa. Esigenza che abbiamo ribadito anche in fase di programmazione regionale, inserendo come obiettivo che la Regioni si doti di un Testo Unico che superi la dispersione e la frammentazione di norme, esistenti o da rivedere”.
Questa la sintesi dell’intervento effettuato dalla consigliera M5S Valentina Corrado, nel corso della Commissione Sanità della Regione Lazio, che oggi ha visto all’Ordine del Giorno l’audizione di diverse associazioni animaliste in merito alle criticità che riscontrano in materia di tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo.
“Ed è necessario – ha affermato Corrado – che gli Enti Locali siano spronati e sensibilizzati su questo tema anche attraverso un supporto economico-finanziario per avviare campagne di sterilizzazione e microchippatura, realizzare canili pubblici o ristrutturare quelli esistenti per dotarli anche di strutture veterinarie. In questo senso si colloca il finanziamento del fondo regionale a ciò destinato, da noi sottoposto al Consiglio lo scorso Dicembre e approvato nel Bilancio 2021-2023, proprio con lo scopo di prevenire il fenomeno del randagismo e consentire la presa in carico e la gestione di animali ospitati, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, volte a garantire loro buone condizioni di vita. Certo è che non si può relegare questo tema alle singole sensibilità dei sindaci, perché sebbene ci siano esempi virtuosi, come quello del comune di Pomezia, dove è in costruzione un canile in un’area dismessa che si sta riqualificando all’uopo, all’interno del quale è previsto, tra le altre cose, un edificio adibito all’accoglienza con ufficio adozioni, un ambulatorio veterinario, un gattile e finanche la creazione di un parco urbano con area di sgambamento e infermeria, ci sono tante altre realtà che per indifferenza o per scarsità di risorse, non intervengono in questo senso. I piccoli Comuni potrebbero realizzare progetti simili unendo le forze e gestendone il servizio in forma associata. Solo implementando le strutture pubbliche sarà possibile contrastare anche il fenomeno dei canili lager, di cui abbiamo spesso sentito parlare, gestiti da alcuni privati che trattano il randagio come mero business. E’ soprattutto a livello locale che bisogna intervenire ma il primo passo è un una normativa completa ed esaustiva che dia indicazioni precise e più stringenti per tutelare quelli che non sono solo animali, ma esseri dotati di una propria sensibilità psico-fisica.” – ha concluso Corrado.