Lettera aperta ai cittadini di Nettuno
La trasparenza a cui ho ispirato rigorosamente il mio impegno politico e il mio rapporto con l’elettorato mi impone dei chiarimenti per quanto concerne l’indagine all’ufficio cittadinanze di Nettuno che vede coinvolta una mia parente in qualità di indagata. Viste alcune becere insinuazioni sui social nei miei confronti, mi preme chiarire che sono completamente estraneo alla vicenda della quale non conosco neanche i contorni fattuali. L’unico filo che mi collega a questa tristissima storia è un profondo dolore personale. Tuttavia, a differenza di altri, che in circostanze analoghe hanno preferito proseguire dritto senza dare spiegazioni, io sono convinto che chi ricopre un ruolo elettivo debba sempre e comunque esporsi e spiegare agli elettori le proprie posizioni o, semplicemente, cosa pensa. “Il silenzio è mafia”, come è stato detto in una bellissima piazza di Anzio qualche giorno fa, e lo è anche quando ce lo autoimponiamo come condotta pubblica per il timore di essere additati o indebitamente associati ad altri nel linciaggio dei social network.
Ho riflettuto in queste ore se intervenire su un fatto che, in effetti, non mi riguarda se non per il legame di parentela, ma poi ho compreso che rimanere in silenzio avrebbe significato espormi a un potenziale ricatto politico, perché il silenzio si paga con altro silenzio e velocemente porta a comprimere la libertà. E ciò non posso permetterlo. L’autonomia per me è un valore non negoziabile e forse quello a cui politicamente tengo di più.
Tornando sul punto, premesso che siamo ancora nella fase delle indagini preliminari e che è dovuta una certa cautela a cui ci obbliga il principio di presunzione di innocenza, voglio fin da subito affermare che i fatti contestati mi fanno orrore. Spero che tutte le persone coinvolte possano dimostrare nel processo la loro estraneità. In caso contrario, la responsabilità penale, come sancisce la nostra Costituzione all’art. 27, quando accertata, è personale e personali devono essere le conseguenze.
Ciò che in questo momento mi sta più a cuore è rispettare il sacro patto di fiducia che si chiama voto libero, che oltre 300 cittadini mi hanno accordato attribuendomi l’onore di rappresentarli nella Casa Municipale. In questi quasi tre anni di attività di Consiglio ho cercato di dare un mio contributo ispirandolo ai principi di Legalità e Trasparenza e spero di essere riuscito con la mia costante presenza in Consiglio e nelle commissioni a dimostrare un contenuto politico, una libertà di pensiero e, forse, anche una prospettiva di diversità.
In conclusione, credo che un amministratore pubblico sia fedele alla sua Città se riesce nel difficile compito di distinguere gli affetti personali dagli interessi generali. Se la vita e l’umanità ci impongono di coltivare i primi, la dimensione pubblica ci obbliga a perseguire solo quest’ultimi con determinazione e razionalità. Credo profondamente in questo principio di dissociazione, nella grande diga che ciascun eletto dovrebbe sapersi costruire dentro per operare secondo etica pubblica nell’esclusivo interesse dei cittadini. Personalmente sono convinto di aver sempre seguito questa strada senza tentennamenti e non sono ricattabile da nessuno, né dentro il Consiglio Comunale né fuori.
Tanto era dovuto.
Consigliere Antonio Taurelli