di Eduardo Saturno
“Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti (Albert Einstein)”.
Partiamo da questa affermazione alquanto “forte” del celebre scienziato tedesco per fare qualche considerazione circa il multiforme utilizzo di un oggetto tecnologico che è divenuto tanto pervasivo da essere ormai quasi considerato come un oggetto di culto: lo smartphone.
Iniziamo col dire che da sempre il nostro agire è stato mediato da artefatti tecnologici, che nel corso della storia sono divenuti sempre più strutturati. Utilizzare questi dispositivi sottende non soltanto a portare a termine un compito per raggiungere un obiettivo prestabilito ma anche imparare e dare un senso al mondo. Tale analisi risulta valevole anche per gli Smartphones, oggi ormai presenti in modo così penetrante da non poter più concepire la nostra vita quotidiana, a qualsiasi livello, senza la interposizione di questa tecnologia. Alla stregua di molte altre del medesimo tenore, gli Smartphones hanno reso maggiormente proficui ed efficienti processi già disponibili, specialmente quelli per i quali era fondamentale servirsi di un Personal Computer, tanto che la funzionalità nativa del cellulare, quella per comunicare vocalmente, è messa in discussione e valutata meno significativa rispetto all’accesso alla Rete. Essi hanno infatti garantito l’accesso ad Internet slegato al luogo fisico dove era ubicato il computer, rendendo possibile la connettività in ogni ambito e momento.
Appare chiaro come una tecnologia così intrisa nell’attuale ambito sociale ed a questo punto necessaria per amministrare la nostra socialità sia valutata non più come un mero strumento ma alla stregua di un vero e proprio oggetto culturale, pregno di simboli e significati, e decisamente adorato dalle generazioni più giovani. La percezione d’uso, infatti va al di là delle sue funzioni prettamente pragmatiche perché il suo utilizzo costituisce ormai una vera e propria pratica culturale che ha influenzato i nostri comportamenti sociali e in molti casi li ha modificati notevolmente. Si consideri ad esempio alla sempre maggiore frequenza attraverso la quale si contatta una persona mediante App di messaggistica testuale o con voce registrata, anziché tramite una telefonata dal vivo. Le modalità di utilizzo dello Smartphone, pertanto non sono preordinate o caratteristiche nell’artefatto tecnologico in sé ma sono plasmate e rimodulate nella reciprocità continua con chi lo usa in funzione di volta in volta dei contesti spaziali, temporali e sociali in cui ci si trova ad operare.
Dal versante dell’hardware, lo Smartphone ha progredito come uno straordinario attrattore di altre tecnologie che in precedenza richiedevano un artefatto ad hoc. Ciò ha dilatato così enormemente quelle che in genere vengono declinate col termine di “affordances” (possibilità d’uso). Nel corso del tempo ha assimilato per esempio le funzionalità del PC desktop per la connessione ad Internet, della macchina fotografica, della videocamera, del navigatore satellitare e della radio/TV. Un concetto che gli studiosi Bolter e Grusin hanno definito a loro tempo “rimediazione”. Un’espressione che evidenzia una “caratteristica distintiva dei nuovi media digitali, che interagendo continuamente tra di loro, in un permanente processo di confronto ed integrazione, fanno si che un medium sia in effetti un incrocio di diversi elementi”. Lo Smartphone può anche essere dotato di una molteplicità di sensori che interagiscono con l’ambiente: Solo per evidenziarne alcuni: Accelerometro, Temperatura, Campo Magnetico, Giroscopio, GPS, Luce, Prossimità, Pressione, riconoscimento di impronte e facciale, Bluetooth, Wi-Fi e molto altro ancora. Il loro impiego consente per esempio di rilevare parametri ambientali o corporei oppure di tracciare e comprendere pattern di mobilità basati su mappe. L’uso di tali sensori associati ad altri device tipo gli smartwatch, potranno in futuro controllare le nostre condotte e rilevare potenziali problemi di salute fisici o mentali. Appare chiaro che questo implica enormi problemi afferenti alla gestione dei dati sensibili e della nostra privacy.