“Oggi finisce un’era: la commissione prefettizia di Nettuno porta a termine la scellerata scelta di Coppola e del centrodestra di chiudere l’università civica “Andrea Sacchi”.
All’albo pretorio è apparsa infatti la delibera con la quale viene meno qualsiasi tipo speranza di rivedere funzionare la più antica università popolare del Lazio. Nella suddetta delibera si possono riscontrare le motivazioni che hanno portato a tirare giù una volta per tutte le saracinesche di questo pezzo importante della nostra cultura. Tra le motivazioni viene riportato il fatto che dopo l’ultima modifica del regolamento effettuata dal centrodestra non è stato mai nominato il consiglio d’amministrazione e il presidente. Una sciatteria ed una incapacità amministrativa che abbiamo più volte contestato all’amministrazione Coppola e che viene tristemente dimostrata dai fatti. Altra motivazione, che invece contestiamo con forza, sarebbe quella secondo la quale per la commissione e per la dirigente, che appone parere favorevole a questa tesi, l’università civica vedrebbe venir meno la sua ragione d’essere per l’assorbimento dei servizi sociali all’interno dei cosiddetti “Piani di zona”. Ebbene, noi contestiamo con forza questa motivazione, perché non c’è nemmeno un progetto all’interno di questi ultimi che possa minimamente essere paragonabile all’impatto sociale, culturale ed aggregativo che ha avuto per oltre 20 anni l’università civica a Nettuno. Ci sembra una motivazione capziosa, per nascondere sotto il tappeto la scelta, pur legittima, di tagliare un costo dal bilancio. Ma non si può e non si deve tagliare sulla cultura, soprattutto in un territorio come il nostro che ha pochi punti di aggregazione, e soprattutto oggi dove la cultura è un’arma importantissima per combattere l’infiltrazione della malavita organizzata sul nostro territorio. La cultura è vita, è aria fresca, apre la mente e le coscienze e non si può trattare alla stregua di una posta di bilancio. L’università civica “Andrea Sacchi” ha visto negli anni tanti cittadini partecipare a corsi di tutti i tipi, dalle lingue straniere alla fotografia, dall’uso del computer al teatro, e per di più ha visto classi in cui diverse generazioni condividevano gli stessi banchi e si confrontavano. Cose queste che non sono di certo nei “piani di zona”. Questa bella storia non può e non deve finire così. Per tutti questi motivi vogliamo affermare con forza la nostra contrarietà a questa scelta della commissione, come facemmo anche in consiglio comunale, quando, insieme a tutta l’opposizione, facemmo le barricate per evitare questo smantellamento.
Roberto Alicandri
Marco Federici