“Amore è violazione dell’integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell’uomo”.
E potrei finire qui la recensione!
Siccome sono buona, due righe ve le lascio, ma sappiate che non saranno mai come leggere ciò che il MAESTRO Galimberti ha voluto trasferirci sull’amore, con “Le cose dell’amore” edito da Feltrinelli.
In questo saggio percorriamo diverse declinazioni dell’amore, associato all’intimità, alla passione, alla paura, alla gelosia, alla follia, al possesso insomma un bel cammino dentro uno dei sentimenti più facili ma che noi tendiamo a complicare.
Galimberti la fa semplice, beato lui! L’amore ci rende alla continua ricerca di quella metà perché nasciamo col mito di Eros, e quella mancanza chiede di essere colmata, possibilmente in modo sano.
Ciò significa che non dovrebbe esistere una fusione dell’io con il tu, ma due esseri individuali che si riconoscono in quella metà, poiché si riflettono e scelgono di camminare insieme, senza dipendere l’uno dall’altra.
Subentra ciò che non è sano quando proiettiamo noi sull’altro, depersonificandolo ed entrando in frustrazione perché l’altro non ci da ciò che noi abbiamo proiettato e quindi ecco nascere gelosia e possesso, che sono ben lontani dall’amore.
Galimberti racconta che l’amore nella sua massima espressione è fatto di libertà, di scelta quotidiana e che quando facciamo l’amore stiamo concedendo all’altro di entrare in contatto con la trascendenza, perché io mi fido di te al punto da condividere il momento dell’abbandono più totale.
Un libro pazzesco, non facile, ma una sorta di Bibbia sull’amore.