“La vita segreta dei figli. Sappiamo che esiste, ma non siamo mai pronti a toccarla.”
Che piacere ritrovare Donatella Di Pietrantonio in libreria con “L’età
fragile” edito da Einaudi.
Tutti i suoi libri sono stati compagni di piacevoli letture e intense riflessioni e “L’età fragile” non è stato da meno.
Il libro si apre con una dedica:”A tutte le sopravvissute”, perché è di questo che raccontano le pagine che piano piano sfogliamo.
Sono donne sopravvissute al dolore, al pericolo, alla morte e alla violenza.
Sono figlie, poi madri, con storie che si intrecciano e che inequivocabilmente, si ritrovano fragili in un’età in cui anagraficamente dovremmo aver già spiccato il volo eppure qualcosa ci terrorizza.
Avere vent’anni, non sentirsi parte del mondo ma viverlo marginalmente, spostarsi dalla provincia montanara a una città in continua evoluzione come Milano, questo basta per sentisi cristalli.
Se si aggiunge la lontananza e un aggressione ecco il binomio perfetto per chiudersi nel silenzio.
Lo stesso che la mamma di Amanda ha vissuto quando la sua migliore amica Doralice subì una violenza assistendo alla morte di due sue amiche che erano con lei al Dente di Lupo.
Di Pietrantonio mette due generazioni a confronto, con la fragilità di una ragazza giovanissima e quella di una madre, come a dire che di tanto in tanto in quel bozzolo del grembo materno vorremo tornarci tutti, e che non esiste un’età per sentirsi fragili, esistono gli accadimenti e come emotivamente ergiamo a questi.
Poi arriva sempre una mano tesa pronta a sorreggerci e il più delle volte appartiene proprio a noi stessi.