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Pedagogia in gioco, “Basta un clic” – Educare i bambini al digitale senza demonizzarlo

 

Rubrica settimanale a cura della maestra Giorgia Costantini

Riceviamo e pubblichiamo

Cara maestra,
mio figlio ha sei anni e già mi chiede di avere il telefono. Ogni volta che lo porto a casa di un amichetto, giocano con il tablet, guardano video, si scambiano cartoni animati su YouTube.
Noi genitori ci troviamo in un limbo: da un lato non vogliamo che resti escluso, dall’altro temiamo che si “rincitrullisca” davanti agli schermi.

Non so più se dare regole, dire no, oppure accettare che questo è il mondo di oggi.

Ma davvero è giusto che tutto cominci così presto?

Una mamma (confusa ma presente)

Cara mamma, e cari genitori che vi rispecchiate in queste righe,

ci troviamo in un’epoca dove la tecnologia non è più un’opzione, ma un contesto.
Non si può crescere oggi come si cresceva nel 1985. Il mondo digitale è entrato nelle scuole, nelle camerette, nelle tasche dei bambini.

Eppure…
educare al digitale non vuol dire consegnare uno schermo e incrociare le dita.
Vuol dire accompagnare, con regole chiare, affetto costante e uno sguardo lungo sul futuro.

Cominciamo da una domanda:

Perché i bambini amano così tanto tablet e smartphone?
• Perché sono colorati, immediati, interattivi
• Perché danno risposte veloci
• Perché catturano attenzione… anche quando gli adulti sono distratti

Ma tutto questo ha un prezzo: la soglia di attenzione si abbassa, il pensiero rallenta, la noia diventa intollerabile.
E il cervello si abitua a cercare sempre stimoli esterni, senza imparare ad ascoltarsi dentro.

Quando è “troppo presto”?

Non esiste un’età “ufficiale”, ma esistono bisogni evolutivi da rispettare:
• Fino ai 6 anni, i bambini devono toccare, muoversi, guardare negli occhi
• Fino agli 8-10 anni, il digitale può entrare con tempi e limiti precisi
• Dopo, serve dialogo costante, non sorveglianza cieca

Qualche bussola utile per i genitori:

✅ Non tutto il digitale è uguale:
Un’app per disegnare non è come YouTube senza filtri.
Meglio contenuti interattivi, creativi, supervisionati.

✅ Stabilisci tempi chiari:
30 minuti controllati sono meglio di 2 ore “silenziose”.
Il problema non è il digitale, ma l’assenza dell’adulto accanto.

✅ Dai l’esempio:
Se durante la cena guardi il telefono, sarà difficile chiedere a tuo figlio di non farlo.

✅ Non colmare ogni vuoto con uno schermo:
I bambini hanno bisogno di annoiarsi. È da lì che nasce la creatività.

✅ Non usare il digitale come premio o punizione:
“Se fai il bravo, ti do il tablet” crea dipendenza emotiva.
Meglio dire: “Quando finiamo i compiti, scegliamo un video da guardare insieme”.

‍ E la scuola?

Anche qui, equilibrio e senso critico.
Il digitale può arricchire l’apprendimento, ma non sostituire la relazione.
Un tablet non può insegnare a litigare e fare pace, a raccontare un sogno, a leggere negli occhi dell’altro.
Per questo, è fondamentale lavorare in sinergia scuola-famiglia, parlarsi, confrontarsi, trovare accordi chiari e condivisi.

❤️ Perché educare al digitale non vuol dire demonizzarlo, ma governarlo.

I bambini non hanno bisogno di schermi… ma di adulti lucidi e presenti che sappiano dire:

“Questo sì, questo no, questo lo facciamo insieme.”

✨ Citazione finale

“Un bambino che impara a usare la tecnologia senza usarla per nascondersi, è un bambino guidato, non lasciato solo.”
— Pedagogia in GioCo

Scrivimi anche tu!

Hai un dubbio, una domanda o un piccolo grande problema quotidiano da condividere?
Scrivimi, giorgiamaestra@gmail.com
e insieme proveremo a guardarlo con occhi pedagogici.
Ti aspetto nella prossima uscita!

*Le notizie del quotidiano inliberauscita sono utilizzabili, a condizione di citare espressamente la fonte quotidiano inliberauscita  e l’indirizzo https://inliberauscita.it

 

 

Redazione
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