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Un ricordo di Claudia Cardinale

 

Di Raffaele Panico

Claudia Cardinale era nata a Tunisi nel 1938, da famiglia siciliana, forte era la presenza italiana, molte decine di migliaia, da tempo immemore – fin dai commerci delle repubbliche marinare – che trasferivano oltremare importanti attività e commerci. Sua madre Yolanda era nata a Tripoli in quel tempo una provincia del regno d’Italia, la grande proletaria una cantata poetica di Giovanni Pascoli. Spesso è il caso unito alla bontà d’animo, espressa dagli occhi, a far diventare una giovane fanciulla una diva. Così che, nel 1956, venne eletta “Reginetta di bellezza” ad un concorso promosso dall’“Agenzia di promozione del cinema italiano in Tunisia”. Claudia, ancora adolescente, dopo un viaggio premio alla Mostra di Venezia arriva a Roma e frequenta la Scuola Nazionale di Cinema. Torna a Tunisi ma, grazie all’aiuto del produttore Franco Cristaldi ottiene un contratto con la casa di produzione Vides ritorna in Italia ed esordisce ne “I soliti ignoti” di Mario Monicelli del 1958 ed è stato un grande successo.

Appare con Claudia una nuova generazione di bellezza dopo la stagione delle “maggiorate” degli anni ’50.

Con Luchino Visconti, “Rocco e i suoi fratelli” e con Mauro Bolognini “Il bell’Antonio” – siamo nel 1960, Claudia Cardinale si è affermata ormai e continua a imporsi come diva del cinema italiano, con “Il Gattopardo” e “Fellini 8 1/2” che sono i due trionfali successi al festival di Cannes nel 1963.

Il caso, sopra citato, intanto porta il destino meritato della Cardinale a Hollywood e, siamo nel ’63, dove recitò con nomi quali John Wayne, Rita Hayworth e Burt Lancaster… Torna in Italia, lavora con Visconti, e Damiano Damiani e soprattutto con Sergio Leone dove afferma la sua tempra femminile con “C’era una volta il West” del 1968.

Con Pasquale Squitieri la Cardinale girò nel 1974 “I guappi” e tra i due maturava una importante grande storia d’amore. Con Squitieri Claudia ritrovò una fanciullezza inaspettata e divenne ancora madre nel 1979 con una figlia, Claudine avuta dall’unione con Pasquale.

Ho conosciuto Pasquale Squitieri nell’autunno del 2002 per una sceneggiatura sulla tragedia delle foibe. Il titolo: “Foiba sul mare” dove l’io narrante era l’incubo dell’unico sopravvissuto, da noi intervistato, che cadde in fondo al dirupo in mare, dove le cavità carsiche giungono alla costa. Squitieri, regista impegnato nel sociale, era un uomo loquace ridente e tanto simpatico, un vero napoletano. Nato, anche lui, nel rione Sanità; a tratti era preso da collera che poi gli passava e si rideva. Claudia a cui lui era molto legato in quel tempo ha recitato versi poetici in “Il club dell’Isola dei Morti” un docu-film che tratta della fascinazione, tanto di un Lenin quanto di un D’Annunzio ed altre personalità politiche, e personaggi illustri che hanno tratto ispirazione dal quadro di Arnold Boecklin “L’Isola dei Morti” una sorta di quinta teatrale mistica ed esoterica dove leader mondiali hanno ballato una musica del Novecento, scritta da altri.

 

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