Finalmente la Ru 486 potrà essere assunta in regime di day hospital anche nella Regione Lazio. A stabilirlo è una delibera di Giunta firmata dal Presidente Nicola Zingaretti, giusto un paio di giorni fa. Anche questa decisione è stata presa nei primi 12 mesi di governo ed è un dato che non va trascurato. Pare chiaro che la musica sia davvero cambiata, rispetto a quando Renata Polverini depotenziava i consultori e faceva il possibile per ostacolare l’applicazione della 194. Oggi, in tema di diritti, la Regione recupera un gap e lo fa attraverso un lavoro di squadra, che coinvolge competenze e professionalità diffuse. Lo ha fatto con la Legge contro la violenza sulle donne, con le imminenti linee guida per il rilancio dei consultori e, ora, attraverso questa delibera che è un passo in avanti importante verso la piena attuazione della legge 194. Nel Lazio poi, dove il numero di medici obiettori è elevatissimo (oltre il 90%) e dove esiste un serio problema riguardo i posti letto negli ospedali, è facile incappare in lunghe liste di attesa e trovarsi di fatto nell’impossibilità di poter esercitare il diritto di scelta. L’arrivo di un farmaco in grado di sostituire un intervento chirurgico e il suo utilizzo in day hospital dovrebbero essere, quindi, una notizia da cogliere con grande entusiasmo in modo trasversale. La pillola in questione è infatti già largamente in uso in molti paesi europei e in altre Regioni italiane, la comunità scientifica è pacifica nel riconoscerne l’efficacia ed è perfettamente in linea con la 194. Proprio la legge dice che “Il medico che esegue l’interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite, nonché a renderla partecipe dei procedimenti abortivi, che devono comunque essere attuati in modo da rispettare la dignità personale della donna“, e insiste su un concetto molto chiaro: “Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza“. Una delibera tanto attesa quanto giusta, quindi , che tiene conto in modo oggettivo dell’esperienza maturata in Europa e in altre regioni italiane, che dimostra quanto nella maggior parte dei casi il ricovero obbligatorio di tre giorni sia assolutamente superfluo e come spetti chiaramente al medico decidere per una durata prolungata, in base al quadro clinico della paziente. Approccio ideologico, quindi, quello alla base di polemiche e contrapposizioni alla Ru? Io penso di sì. E penso che abbia a che fare fortemente con il controllo, anche medico, del corpo della donna. Per fortuna oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo. Il puzzle dei diritti si compone velocemente alla Regione Lazio.