Pensionati sul piede di guerra contro il Governo che nella legge di stabilità ha previsto che dal 2015 le pensioni saranno pagate il 10 del mese
La modifica è contenuta al terzo comma dell’articolo 26 della bozza della Stabilità che fino ad ora è circolata. “A decorrere dal 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare e uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti”. Ma l’Inps cerca di tranquillizzare i pensionati. L’Istituto precisa infatti che solo chi ha la doppia pensione Inps-Inpdap (circa 800.000 persone) la riceverà, dall’anno prossimo, il 10 del mese. Gli altri 15 milioni la riceveranno come ora, il 1° del mese se la pensione è Inps, il 16 se hanno un assegno Inpdap. Pensionati sul piede di guerra: è “inaccettabile”, rilevano, la norma nella Legge di Stabilità che ritarda il pagamento delle pensioni dal primo al 10 del mese. Si tratta – dicono i segretari generali, di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, Carla Cantone, Giggi Bonfanti e Romano Bellissima – di “un vero e proprio accanimento nei confronti degli anziani”. “Il Governo – affermano i tre segretari – non ha previsto per loro alcun tipo di aiuto e di sostegno ma ha pensato come complicargli ulteriormente la vita. E’ semplicemente inaccettabile. Ci domandiamo cosa abbiano fatto di male i pensionati e gli anziani per essere trattati così”. A scendere in campo anche le confederazioni: “E’ davvero incomprensibile questa decisione estemporanea del Governo di spostare al dieci di ogni mese il pagamento delle pensioni, senza nemmeno considerare gli effetti negativi che una scelta del genere può comportare per milioni di pensionati”, afferma il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo cui rappresenta “l’ennesima beffa” per i pensionati, già molto “penalizzati”.