Sono molti gli esercizi commerciali di frutta e verdura che a soprattutto a Nettuno, ma anche ad Anzio, espongono la frutta in mezzo alla strada, senza distinzione di nazionalità, italiani e stranieri, sembrano infischiarsene della salute dei consumatori e dei problemi che potrebbero causare gli agenti inquinanti che si depositano su: mele, pere, uva, pomodori, insalata. Si possono vedere in centro o in periferia, molte nelle vie principali ad alta densità di traffico veicolare. Anche se i regolamenti comunali non lo prevedono e gli amministratori chiudono un occhio, vendere frutta esposta per strada, secondo una recente sentenza, è reato, se il diretto contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito ne pregiudica lo stato di conservazione. È questa la posizione che la Cassazione ha espresso nella sentenza 6108/2014 respingendo il ricorso di un fruttivendolo, condannato dal Tribunale di Nola per la contravvenzione prevista dall’articolo 5, lettera b) della legge 283 del 1962. Come si legge in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore: “I giudici di merito avevano condannato il venditore di frutta perché aveva posto tre cassette di verdura nel marciapiede davanti alla bottega, lasciandole ad assorbire le emissioni inquinanti del traffico cittadino”. (cp)