Maltempo, sempre più disastri, di chi è la colpa? Degli alberi, di Greta Thunberg, delle biciclette

Bufere improvvise di acqua e vento ad oltre 100 km orari, trombe d’aria o veri e propri tornado. Frane, alberi secolari abbattuti come fuscelli, tetti scoperchiati, case allagate. E’ la triste e inesorabile cronaca di queste settimane. Dal mese di novembre, tutte le settimane la cronaca registra episodi di maltempo estremo con danni incalcolabili. “Non sarebbe il caso di toglierli questi alberi?“, “Devono tagliare tutti gli alberi invece di fare le piste ciclabili“, “alberi tutti da togliere in città sono pericolosi“, “hanno rotto il c.. pure la tassa sulle buste di plastica“, “Isole pedonali e piste ciclabili in centro? e a noi commercianti chi ci pensa? andassero in campagna a pedalare“, “gli ambientalisti sono pagati da giapponesi e cinesi che producono le auto elettriche“, “ma quale cambiamento del clima, i ghiacciai si sciolgono? Gli incendi distruggono le foreste? Tutte cose inventate per far soldi”. . Questi alcuni commenti che si leggono sui social, quindi, secondo la vulgata la colpa è degli alberi se cadono, la plastica è utile non si può tassare, gli ambientalisti sono manovrati, Greta è una ragazzina viziata, gli scienziati fanno allarmismo.
Cosa accade
I fenomeni meteo estremi si fanno sempre più intensi e frequenti proprio a causa del clima che continua a cambiare. Si fa finta di nulla, ma la realtà è diversa e ci richiama tutti a interessarci delle scelte dei governi.
Con il clima che cambia parlare di maltempo eccezionale è però ormai fuori luogo, anche alla luce dei nubifragi, delle trombe d’aria, cicloni che in questi giorni hanno colpito i litorali. Perché il territorio tende ad amplificare le conseguenze del cambiamento climatico, che sommato alla mancanza di manutenzione che caratterizza le nostre città, da, come risultato, la devastazione di strade e abitazioni mettendo a rischio l’incolumità di persone e la permanenza stessa in luoghi una volta ritenuti “tranquilli”.
La tendenza
E’ descritta dai numeri. Sulla base dei dati ESWD (European Severe Weather Database), sigla dell’anagrafe europea sul maltempo, in 10 anni gli eventi meteo estremi in Italia sono triplicati. Nel 2018 sono stati rilevati oltre mille fenomeni violenti contro i 395 registrati dieci anni prima, con una progressione del +164%. Il costo sociale è elevatissimo: lo scorso anno, infatti, frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti e oltre 4.500 tra sfollati e senza tetto in 19 regioni italiane. Necessario – dicono gli esperti – mitigare il rischio, ad esempio mettendo in sicurezza il territorio, facendo manutenzione delle reti fognarie, dei fossi dei canali di scarico e informando la popolazione su quali devono essere i comportamenti in casi di eventi estremi.
Per questo serve-come si legge nel rapporto ONU sul clima-“un cambio di paradigma. Per evitare il caos climatico globale serve una grande trasformazione della società e dell’economia mondiali “su una scala senza precedentie il tempo per evitare il disastro sta per scadere“. Servono risorse adeguate e continuative. Per questo occorrono progetti di adattamento ai cambiamenti climatici, oltre le risorse necessarie per interventi di manutenzione, riqualificazione e riduzione del rischio, a partire dagli spazi pubblici, delle strade e di allerta dei cittadini.
Ma i governi, asserviti alle lobby, sembrano miopi, i vertici sul clima continuano a fallire, vedi in questi giorni il Cop 25, e le aziende continuano a bruciare gas, petrolio e carbone: mentre la politica temporeggia, la nostra casa è in fiamme. La scienza ci dice che la soluzione per combattere i cambiamenti climatici è abbandonare le fonti fossili e accelerare la transizione energetica verso un mondo 100% rinnovabile, oltre che diminuire il consumo del suolo e fermare la deforestazione. Altro che è colpa degli alberi, e del maltempo.
Il tempo delle chiacchiere è finito da un pezzo: è ora di agire.