di Claudio Silvestrini
Con questa boutade del grande attore romano Ettore Petrolini (1884-1936) voglio iniziare il racconto di oggi.
È la storia millenaria di una metropoli enorme, immensa per potenza e prestigio. “Caput mundi” la capitale del mondo, la città più grande dell’età classica. Il suo dominio si estese in epoca imperiale su tre continenti, avvolgendo il mare mediterraneo, quello che per secoli fu il centro del mondo conosciuto.
Le legioni romane si spinsero fin nel cuore dell’Asia, forse toccarono perfino la Cina. Ma ad un certo punto la supremazia di Roma conobbe il declino, l’assetto del mondo cambiò e il baricentro del potere si spinse ad oriente. Costantinopoli la città rifondata da Costantino nel IV secolo d.c. divenne la seconda Roma e nel giro di un paio di secoli la “città eterna” sprofondo’ nel degrado.
Passo’ dal milione di cittadini dell’era dei Cesari a poche centinaia di residenti intorno alla metà del 500 d.c.
Papa Gregorio Magno appena eletto al Soglio di Pietro nel 590 così descrive la condizione di Roma “è oppressa dal dolore, si spopola di cittadini; assalita dal nemico, non è più che un cumulo di macerie.”
Dovranno passare circa 10 secoli prima che la capitale del mondo antico torni in auge attraverso la magnificenza dei pontefici mecenati del rinascimento. Nel frattempo però la realtà cittadina non muta, nel medioevo Roma è stretta dentro la morsa politica e sociale di un Italia sempre divisa prima tra le città/stato comunali poi fra le signorie regionali perennemente contrapposte per motivi dinastici e dispute territoriali.
Il paese fin dal primo medioevo è teatro di continue ingerenze diplomatiche e militari da parte delle potenze straniere che nel corso dei secoli hanno assunto caratteristiche di regni nazionali più o meno coesi, cosa che avverrà da noi solo a metà ottocento e nemmeno completamente.
Fin dall’origine il papa di Roma ha assunto gradualmente il controllo della città in assenza di un potere politico e amministrativo ormai lontano e via via più disinteressato alle cose romane, perciò il successore di Pietro da vescovo di Roma è divenuto nei secoli capo della cristianità in occidente e non solo possiede anche una parte del territorio italiano il cosiddetto Patrimonio di S.Pietro , futuro Stato della Chiesa e immensi patrimoni in tutta Europa, questo dovrebbe sancire il prestigio della città, ma non è così.
L’ultimo papa medievale residente a Roma, il grande e controverso Bonifacio VIII si è infilato in una guerriglia spietata con le famiglie nobili cittadine, i baroni, prima fra tutte il potentissimo clan dei Colonna, il che lo ha reso vittima di quell’inaudito oltraggio che va sotto il nome di schiaffo di Anagni. Dopo la sua morte nel 1303, la figura del papa finisce sotto l’influenza francese e addirittura la sede papale viene trasferita ad Avignone in Provenza nel 1309 dove resterà fino al 1377, quando Gregorio XI tornerà a Roma grazie anche alla instancabile opera di Caterina da Siena.
La vacanza della Curia papale per la città è il colpo di grazia, per esempio la cronaca del cosiddetto Anonimo Romano ci descrive la situazione in città in occasione del Giubileo del 1350 “la citate de Roma stava in grannissima travaglia, rettori non aveva, onne die se commatteva, da onne parte se derobava . Dove era luoco, le vergine se detoperavano, non ce era reparo. Le piccole zitelle se furavano (rapivano) e menavanose a disonore…li pellegrini non erano difesi ma erano scannati e derobati ” Voglio far notare il pregevole uso del romanesco del ‘300 dell’autore che si rivela per altro persona colta e conoscitore del latino.
Le numerose testimonianze di visitatori dell’epoca, non ultimo Petrarca, ci mostrano una città spopolato, cinta da mura immense all’interno delle quali vive una popolazione ridotta si stima a 35000 o forse 50000 persone, concentrate intorno a quello che attualmente è il Vaticano, allora conosciuto come Città Leonina in mezzo a campi coltivati, vigne e addirittura selve incolte dove pare albergassero persino i lupi. Gli immensi resti dell’età romana sono trasformati in cave dove si recuperano i preziosi marmi o si trasformano in calce. Alcuni sono divenuti abitazioni fortezze delle potenti e violente famiglie nobili che si spartisconono letteralmente la città costruendo torri, palizzate e varchi controllati nelle vie. È così per Castel Sant’Angelo in mano agli Orsini o per il Teatro di Marcello, fortezza dei Savelli.
Riporto ancora le parole dell’Anonimo Romano che narra il tentativo da parte del discusso eroe popolare Cola di Rienzo, che a metà del ‘300 tenta di combattere, senza successo, lo strapotere dei cosiddetti baroni romani ” allora se destenne Cola e dice ca lli baroni de Roma so derobatori de strade: essi consiento li omicidii, le robbarie, li adulterii, onne male; essi voco che la loro citate iaccia desolata “