Le leggi nell’antica Roma

Nell’antica Roma, le leggi ebbero un ruolo molto importante e contribuirono a mantenere unite genti molto diverse. Inizialmente, Roma era una città-Stato come le poleis greche e vide dei contrasti tra i ricchi proprietari terrieri e gli aristocratici, da un lato, e i commercianti, gli artigiani ed i piccoli agricoltori, dall’altra.

Le leggi erano applicate da un funzionario chiamato Pretore, il secondo ufficiale di rango più alto nella Repubblica Romana (dopo i Consoli). I Romani avevano una concezione molto empirica delle leggi che erano capaci di modificare a seconda delle circostanze. La prima codificazione di leggi avvenne con le celebri XII tavole, nel V secolo a.C., che tolsero ai Pontefici il monopolio del diritto tramandato oralmente. Con l’espansione di Roma nel Mediterraneo, le Istituzioni e le leggi dovettero essere adattate per gestire domini sempre più vasti. Per esempio, Giulio Cesare si rese conto che bisognava cambiare sia la mentalità della classe dirigente che le Istituzioni. Questo portò alla trasformazione della Repubblica in Impero sotto Augusto, che riuscì a farlo senza urtare troppo il Senato

Quali erano le leggi più importanti dell’antica Roma?
Nell’antica Roma, ci sono state diverse leggi importanti che hanno avuto un impatto significativo sulla società e sulla struttura politica. Ecco alcune delle leggi più rilevanti:
-Lex Frumentaria: che regolava il prezzo del grano.
-Lex Sumptuaria: regolava l’uso di oggetti lussuosi e le pubbliche manifestazioni di ricchezza.
-Leggi delle XII Tavole: Queste leggi, stabilite nel V secolo a.C., rappresentano la prima codificazione delle leggi romane. Hanno tolto ai Pontefici il monopolio del diritto tramandato oralmente.
-Leggi sulla Cittadinanza: Durante l’espansione di Roma, furono create leggi per integrare le popolazioni conquistate come cittadini romani.
-Riforme di Cesare e Augusto: Giulio Cesare e successivamente Augusto hanno introdotto importanti riforme legali e istituzionali per gestire l’espansione dell’Impero Romano.
Come funzionava il sistema giudiziario a Roma?
Nell’antica Roma, il sistema giudiziario era un elemento fondamentale della struttura politica e sociale. Ecco come funzionava:

  1. Magistrati: Nella Roma repubblicana, la giustizia era amministrata da Consoli, Pretori e Dittatori, cioè quei magistrati dotati di imperium, quel potere che obbligava chiunque a rispettare gli ordini importanti. La maggior parte delle cause penali era affidata ai pretori e si svolgeva nel Foro e nelle aule giudiziarie adiacenti;
  2. Senato: Il Senato si occupava dei crimini più gravi come l’alto tradimento;
    Provocatio ad populum: fino alla tarda età repubblicana, bastava la semplice volontà del magistrato per condannare a morte qualcuno, ma l’imputato poteva opporsi a questa decisione attraverso la provocatio ad populum, letteralmente un «ricorso al popolo».
  3. Iudicia populi: i reati contro lo Stato erano sottoposti ai iudicia populi, i «giudizi del popolo», ovvero processi svolti davanti ai comizi e in cui il magistrato era sia giudice sia accusatore.
  4. Quaestiones perpetuae: A partire dalla metà del II secolo a.C., i giudizi popolari furono sostituiti dalle quaestiones perpetuae, «tribunali permanenti» che dovevano garantire processi più equi.
  5. Età imperiale: Durante l’età imperiale molti processi penali erano presieduti dalle figure sempre più eminenti del praefectus Urbi, competente per un raggio di cento miglia da Roma, e del praefectus praetorio, con giurisdizione sul resto del territorio.
    Quali erano le pene previste per i reati a Roma?
    Nell’antica Roma, le pene per i reati erano molto severe e variavano a seconda della gravità del reato commesso. Ecco alcune delle pene previste:

-Rubare delle messi: se si veniva sorpresi a rubare delle messi, si veniva arrestati e strangolati in prigione;

-Falsa testimonianza in tribunale: nel caso di falsa testimonianza in tribunale e si veniva scoperti, la punizione consisteva nella caduta dalla Rupe Tarpea;
-Uccidere la moglie colta nell’atto di bere vino: se si fosse uccisa la moglie colta nell’atto di bere vino, si sarebbe stato assolti dalla colpa;
-Dare fuoco alla casa del vicino: chi dava fuoco alla casa del vicino, veniva arso vivo;
-Diffamazione: se si fosse diffamato qualcuno, la punizione sarebbe consistita nella bastonatura (si evitava la bastonatura se gli insulti erano fondati);
-Vestale che partorisce un neonato: se si era una vestale e si partoriva un neonato, la sacerdotessa veniva murata viva (infatti le vestali dovevano rimanere vergini);
-Rubare un cervo: se si era colti in flagrante mentre si rubava un cervo, il colpevole veniva vestito con le sembianze dell’animale e lasciato nel bosco, dove veniva sbranato da cani da caccia;
-Furto di cibo: I colpevoli di reati minori come il furto di cibo venivano spediti ai lavori forzati in miniera;
Un capitolo a parte merita la violenza sessuale, che per ambo i sessi nell’antica Roma veniva caratterizzata come un pesante oltraggio all’onore ed alla decenza. Le opzioni a favore della vittima erano declinate rispetto al suo censo di appartenenza. In verità la violenza sessuale poteva essere codificata tale solo nel caso in cui fosse avvenuta tra cittadini liberi. Sarebbe stato invece legittimo se a subirlo fosse stata una schiava! In virtu’ di tali connotazioni, il violentatore rischiava la pena capitale, l’esilio, la sequestro dei beni mediante una specie di processo per direttissima instaurato dal pretore, ed in assenza di flagranza, attraverso il giudizio classico.

La violenza perpetrata ai danni di una donna schiava, invece, veniva delineata come normale se commessa dal suo medesimo padrone, che temeva 5una condotta non valutabile come reato. Nell’ipotesi in cui ad esercitare la violenza nei confronti della schiava fosse stato un estraneo, l’atto veniva contemplato quale danno economico al padrone, che era titolato a chiedere un risarcimento pecuniario o la consegna del reo. Se a seguito dello stupro la schiava fosse rimasta incinta, addirittura il padrone avrebbe potuto pretendere il titolo di possesso sul figlio nato dalla violenza.
Le pene detentive non esistevano e il carcere era solo il preludio a una morte disonorevole, per impiccagione o strangolamento. Durante l’Impero romano di Costantino, con pena capitale furono puniti anche l’infanticidio e l’esposizione dei neonati.

Fonti: it.wikipedia.org; skuola.net; studiarapido.it; tesionline.it; bbc.co.uk; school-learningzone.co.uk; storiafacile.net;

Eduardo Saturno