Valorizzare i beni comuni per uscire dalla crisi

Non esistono alternative o scorciatoie. Per uscire dalla crisi occorre innanzitutto creare e sviluppare un’economia policentrica fondata principalmente sull’autogestione dei beni comuni – ovvero dei beni che per loro natura non possono non essere condivisi, come le scienze, Internet, l’informazione, l’ambiente e il territorio, l’aria e l’acqua, la moneta, le reti di comunicazione e di trasporto. Né le forze di mercato né l’intervento pubblico da soli potranno risolvere i problemi che ci hanno portato alla duplice crisi economica ed ecologica: anzi è inevitabile che il mercato e l’intervento pubblico aggravino ulteriormente i problemi già drammatici. Occorrerà piuttosto promuovere l’economia della condivisione e forme di gestione democratica dei beni condivisi da parte delle comunità interessate. Paradossalmente anche nelle società avanzate si sta riproponendo in forme nuove e originali un problema antico come l’umanità, perché la storia dell’economia inizia con i beni comuni, ovvero con i beni condivisi dalle comunità locali. Attualmente però i commons hanno una dimensione globale oltre che locale. Infatti alcuni beni comuni, come innanzitutto le conoscenze e le risorse ambientali, hanno assunto un’importanza vitale per l’economia e la società globale. La grande scoperta del premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom è che le comunità organizzate possono essere in grado di regolamentare efficacemente l’uso dei beni comuni a vantaggio di tutti. Se si danno autonomamente delle norme e riescono a sanzionare i trasgressori, e se possono svilupparsi senza essere represse e cancellate dallo stato e dalle corporation, le comunità auto-organizzate sono in grado di consolidarsi, adattarsi alle variabilità di contesto e riuscire a salvaguardare nel tempo i beni comuni.