Elezioni in Turchia. “Rinchiusa per 5 ore in camera di sicurezza e poi espulsa” la testimonianza di Emanuela Irace

Il racconto di Emanuela Irace giornalista free lance in Turchia per seguire le elezioni del 14 maggio dal kurdistan turco era insieme a una delegazione di osservatori elettorali, rappresentanti sindacali, cobas, giuristi e esponenti dell’associazione ‘No Bavaglio’.

“Ieri verso le 15 mi hanno arrestata all’aeroporto di Istanbul senza fornirmi alcuna spiegazione.-racconta la giornalista- Ero in transito per imbarcarmi su un volo interno diretto nel sud est anatolico. Al controllo passaporti mi hanno fermata e impedito di prendere il volo interno per Mardin. Mi hanno perquisita, sequestrato passaporto, medicine e i prodotti per l’igene personale. La polizia mi ha rinchiuso per circa 5 ore in una camera di sicurezza interna all’aeroporto. Mi hanno preso le impronte digitali e fatto le foto segnaletiche. Non mi hanno dato nessuna motivazione del perchè mi abbiano fermata e “Deportata “come si legge dal verbale della polizia che mi hanno costretta a firmare. Mi hanno espulsa dal paese insieme a una decina di subsahariane, maghrebine, pakistane, Uzbeke, iraniane e afghane- e continua- Mi hanno imbarcata sul volo delle 21.45 per rientrare in Italia. Scortata dalle istituzioni turche e relegata da sola in fondo all’aereo al posto 32 senza possibilità di muovermi. All’atterraggio a Roma sono stata prelevata da poliziotti italiani, gentili e attoniti per quello che mi era successo. Non sono mai stata più fiera di essere cittadina italiana e mai mi sono sentita più al sicuro come in quel momento. Mi hanno rifocillata e supportata.- conclude la Irace- Ringrazio per la l’attenzione fraterna dimostrata nei miei confronti dagli uomini della polizia di turno presenti ieri notte al presidio dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma”.