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Giornata mondiale dell’acqua, Greenpeace: “Otto proposte per contrastare la crisi climatica e ripensare il sistema agricolo”

L’organizzazione ambientalista presenta oggi anche otto proposte per contrastare la siccità  rivolte  al governo Meloni, che questo pomeriggio riunirà la  cabina di regia sulla siccità a Palazzo Chigi.

La situazione già a marzo appare drammatica: anche le acque superficiali, risorsa fondamentale per l’irrigazione, sono infatti in estrema sofferenza. Tutti i grandi laghi del Bacino del Po sono vicini ai minimi storici registrati negli ultimi ottant’anni e i principali invasi artificiali del bacino Padano mostrano un volume di riempimento pari a un quinto della capienza. Oltre alle scarse piogge, soprattutto al Nord, hanno contribuito a questa situazione il caldo, con temperature sopra la media 9 mesi su 12 nel 2022, e la scarsità di neve in montagna, dove si registra un deficit nevoso del 63% rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

“Se non vi sarà un’inversione di tendenza saranno fortemente colpite anche tutte le coltivazioni orticole estive, come insalata o pomodori”, spiega Ramona Magno, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità del CNR-IBE. “Probabilmente si dovranno ripensare alcune tipologie di colture o usarne varietà che siano più resistenti a periodi di siccità. Turnazioni irrigue molto più rigorose potrebbero diventare la norma. Si potrebbe arrivare anche a razionamenti di acqua per uso idropotabile in diversi comuni”. Un quadro già attuale, dato che in Piemonte questo inverno alcuni comuni sono stati riforniti di acqua tramite autobotti.

Quel che sta cambiando è la frequenza e l’intensità di questi fenomeni estremi, un trend ascendente la cui velocità è inasprita e legata a doppio filo con i cambiamenti climatici. Per fronteggiare la siccità è dunque necessario adottare da subito politiche ambiziose per liberarci dalla dipendenza da petrolio, gas e carbone e ridurre le emissioni dei gas serra. Ma allo stesso modo è necessario modificare profondamente il nostro sistema agricolo – che assorbe circa il 50% dell’acqua dolce utilizzata in Italia ogni anno – modificando anche la superficie dedicata alle colture che richiedono più acqua. Il mais, ad esempio, seconda coltivazione italiana per volumi di acqua utilizzati, è quasi interamente assorbito dalla filiera mangimistica, e più del 45% dell’impronta idrica dei prodotti agricoli è imputabile a carne, latte e derivati.

“Per ridurre i consumi idrici in agricoltura non bastano le soluzioni tecnologiche, ma è necessario agire in un’ottica di maggiore ‘efficienza alimentare’, anche attraverso la riduzione di produzioni e relativi consumi che comportano un maggior utilizzo di acqua, come quelle zootecniche e la relativa filiera mangimistica”, commenta Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

Le dichiarazioni, istituzionali e non, sul tema della siccità, ruotano invece quasi tutte intorno alla stessa ipotetica soluzione: costruire nuovi invasi e bacini artificiali, nonostante le possibili minori precipitazioni future e l’aumento dell’evapotraspirazione a causa del riscaldamento globale, cosa che dovrebbe spingere alla cautela su questo tipo di infrastrutture, anche rispetto ai loro impatti ambientali.

Canalizzazioni forzate e cementificazione hanno infatti ridotto le aree naturali in grado di “assorbire” l’acqua in eccesso durante gli eventi climatici estremi, impoverendo i corsi d’acqua e le falde, che rimangono sempre gli “invasi” migliori per immagazzinare le risorse idriche, più efficienti di qualsiasi infrastruttura.

Leggi le otto proposte di Greenpeace per combattere la siccità