riceviamo e pubblichiamo
“A quasi 16 anni dallo scioglimento per mafia del Comune di Nettuno (a 17 dal blitz compiuto dai carabinieri del Ros) e dopo la sentenza definitiva arrivata lo scorso novembre da parte della cassazione nel processo Appia, nei giorni scorsi sono state pubblicate le motivazioni della sentenza stessa nelle quali la corte evidenzia che: «le fonti di conoscenza (commissione che si occupò dello scioglimento dei Comuni di Guardavalle e Nettuno, collaboratori di giustizia, intercettazioni telefoniche ed ambientali) dimostrano che è provato l’innesto del sodalizio nel tessuto sociale della città di Nettuno e la creazione di una sorta di “succursale” a Nettuno del locale di Guardavalle».
La corte è riuscita a dimostrare quanto per anni alcuni hanno cercato di negare, sminuire o “non vedere” ovvero non solo l’interesse economico della ‘ndrangheta e della criminalità sul litorale romano fra Anzio e Nettuno, ma un vero e proprio radicamento della famiglia Gallace, che ha occupato il territorio in modo diretto con una presenza effettiva e capillare, condizionando direttamente la pubblica amministrazione, tanto a Guardavalle quanto a Nettuno.
Un territorio, questo, ostaggio delle cosche, dove ancora continuano ad esserci forti interessi criminali e nel quale le intimidazioni e gli attentati, soprattutto nei confronti di amministratori pubblici, ma anche verso le forze dell’ordine sono continuati negli anni, anzi sembrano non aver mai avuto sosta.
Come associazione che si occupa di contrasto alle mafie guardiamo con molta attenzione quanto la corte ha ricostruito in questi anni e sappiamo bene che non sarà questa sentenza a mettere fine alla storia criminale di questi luoghi, ma ci auguriamo invece che questa sia un monito per gli amministratori pubblici a svolgere con dedizione e diligenza il loro servizio alla comunità nella gestione della cosa pubblica, per le forze dell’ordine e la magistratura a continuare con vigore il loro lavoro di prevenzione e contrasto alle mafie, per la stampa locale che deve essere il primo presidio critico di democrazia in ogni comune e in fine per la cittadinanza che può e deve dare il suo contributo rimanendo sempre vigile a quanto le accade intorno.
Reti di Giustizia – il sociale contro le mafie