In prima fila i suoi alunni – con cappellini e palloncini colorati – ad accompagnarla nel suo ultimo viaggio, perché è così che la dirigente scolastica Anna Maria Corso avrebbe voluto essere salutata. Nell’abbraccio collettivo della sua comunità scolastica, tra i sorrisi innocenti dei suoi piccoli studenti. Poco prima del rito funebre, celebrato oggi nella chiesa di San Rocco a Nettuno, il feretro della storica preside dell’Ic Anzio 2, scomparsa prematuramente all’età di 55 anni dopo una malattia improvvisa, ha attraversato il cortile della sua scuola ad Acqua del Turco. Una breve sosta che consentisse a genitori, alunni e personale di renderle omaggio davanti a quella che è stata la sua casa negli ultimi 20 anni.
Dopo un momento di raccoglimento e un lungo applauso il corteo si è spostato a Nettuno, dove è iniziata la celebrazione che ha chiamato a raccolta tantissimi amici, colleghi, ex dirigenti scolastici e autorità politiche, che con la dirigente Corso avevano condiviso iniziative e progetti per il suo amato territorio. “Una lavoratrice instancabile – come è stata definita da una delle tante persone a lei care che è voluta salire sull’altare per ricordarla – Era sempre all’opera, mattina, pomeriggio, notte, con un senso del dovere e l’unico desiderio di valorizzare al massimo i suoi studenti”.
“Il segreto di Anna Maria era l’accoglienza – ha detto il sacerdote durante l’omelia – I bambini hanno bisogno dei grandi per realizzare il tesoro che sono e lei, da grande educatrice qual era, ha dato tutta se stessa, con la sua profondità interiore, per accompagnare la loro crescita. Nella sua professione ha cercato di curare le giovani creature, accogliendo senza riserve le loro fragilità. Preghiamo affinché sia sempre vicino a noi nel nostro cammino”.
“Cara dirigente, cara Anna Maria – l’ha ricordata commossa Stefania, vicepreside del comprensivo – grazie per i 20 anni della tua scuola. Con il motto ‘Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio’ hai creato la comunità di Anzio 2. Il dirigente valorizza le risorse della sua scuola e te da grande maestra hai mosso i fili e ti sei impegnata affinché ogni singolo alunno potesse affrontare con serenità il suo percorso formativo. L’accoglienza e l’inclusione erano la tua priorità. Miravi ad una scuola che fosse cuore pulsante del territorio, postavi sui sociali i lavori degli alunni per rendere la tua scuola trasparentemente accattivante. Cara Annamaria sei stata un raggio di sole per tutti noi, coglievi la bellezza in ogni angolo della realtà, la immortalavi con i tuoi acquerelli perché il tuo animo è bello. Facciamo tesoro del tuo amorevole insegnamento e col cuore affranto seguiremo le tue orme. Guarderemo avanti e lontano come facevi te, certi che ci sarai accanto con il tuo incantevole sorriso”.
“Cara dirigente sarai per sempre l’anima della nostra scuola – ha aggiunto la presidente del consiglio d’istituto – porti con te un pezzo del nostro cuore. Vola alto, libera come le farfalle che hai lasciato dipinte all’ingresso della tua scuola”.
“La preside ci ha lasciato in silenzio a causa di una malattia subdola che non le ha dato scampo – ha detto una docente – Aveva un cuore grande e una gioia di vivere contagiosa. E’ stata determinata e lungimirante cercando sempre di ricomporre le divergenze. Chiunque l’abbia conosciuta ha imparato qualcosa da lei. La sua dedizione alla comunità è il regalo più grande che ci lascia”.
Infine il delicato ricordo della sorella Chiarina, che è stata a fianco lei giorno e notte nell’ultimo mese delle malattia. “Ringrazio ognuno di voi. Ciascuno di voi si è immedesimato nel mio dolore ed ha pregato per la sua guarigione. Ed oggi cosa resta? Tante domande. Mia sorella è morta per una meningoencefalite. Tutto è partito da un’infezione all’orecchio che si è propagata al suo cervello. Immaginatelo chiuso in una bolla d’aria. I medici hanno tentato in ogni modo di curarla. Si è svegliata per qualche giorno dal coma e io le mostravo i suoi acquerelli. Lei mi seguiva con lo sguardo dal vetro, aggrappandosi alla vita. Quell’invisibile batterio conficcato nel suo orecchio ha avuto però la meglio. Mi sono interrogata sul perché sia partito proprio dall’orecchio, e ho pensato a quanto Annamaria odiasse le chiacchiere inutili. Mia sorella amava i confronti reali. La ricordo come una persona speciale, seduta sul prato con i bimbi dell’infanzia, o con i suoi acquerelli a dipingere tramonti. Mi sento una privilegiata per aver avuto la sorella migliore che avrei potuto desiderare. Vorrei concludere chiedendovi di dedicarle un bel sorriso, quel sorriso splendente che lei aveva in ogni momento per ciascuno di noi”.