20 anni di carcere per Giuseppe “Romolo” Di Silvio. E’ la condanna decisa dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma al termine di un processo per rito abbreviato e chiude di fatto il cerchio dell’inchiesta detta “Scarface” della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che, nell’ottobre 2021, aveva portato a 33 arresti tra componenti e affiliati del clan Di Silvio di Latina. 19 imputati avevano già scelto di essere giudicati con rito abbreviato e sono stati condannati a gennaio scorso a oltre 160 anni complessivi di reclusione. Ora la sentenza contro il leader del gruppo. Altri 6 imputati hanno invece scelto il rito ordinario e il processo è in corso di svolgimento a Latina.
Giuseppe detto “Romolo” Di Silvio era accusato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio, furto e detenzione abusiva di armi, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta ha messo in luce il suo ruolo di capo indiscusso del clan, capace di impartire ordini ai familiari anche dal carcere di Rebibbia, dove si trovava per scontare un’altra condanna a 25 anni per l’omicidio di Fabio Buonamano. Governava gli affari, decideva le strategie e le attività criminali per metterle in pratica, stabiliva la divisione dei profitti. Venivano da lui pianificate estorsioni e azioni intimidatorie ai danni di imprenditori e cittadini, ma anche l’organizzazione dello spaccio di droga e perfino furti su commissione.
Nella sentenza il giudice ha anche disposto 20mila euro di risarcimento al comune di Latina.